La società coinvolta nello scandalo dei dati violati porta i libri in tribunale e chiede il Chapter 7 per proteggersi dai creditori. L’iter della procedura potrebbe aiutare a chiarire anche i misteri finanziari e proprietari del gruppo
Cambridge Analytica, la società britannica finita nella bufera dei dati violati degli utenti Facebook, è andata in bancarotta. Il gruppo ha depositato la richiesta per il Chapter 7 presso un tribunale di New York. La società di analisi, che aveva raccolto i dati degli utenti del social di Marck Zuckerberg per utilizzarli nella campagna elettorale Usa, ha depositato l’istanza dopo aver avviato anche in Gran Bretagna una procedura simile.
La decisione di dichiarare bancarotta anche negli Usa (dove l’iter di questo processo è più trasparente di quello in Gran Bretagna) potrebbe aiutare a far chiarezza anche sui sostenitori finanziari e la struttura societaria di Cambridge Analytica. Il crac era nell’aria da quando è scoppiato lo scandalo. A provocarlo è stata la fuga in massa dei clienti e le spese legali astronomiche che l’azienda dovrà sostenere. Ai dipendenti è stato già chiesto di restituire i computer aziendali.
Nata nel 2013 come costola della britannica Scl Group, grazie ai fondi raccolti dal falco della destra americana Steve Bannon, la società era ascesa alla notorietà per la partecipazione alla campagna elettorale per le presidenziali americane dalla parte di Donald Trump. Ma nel giro di qualche mese è passata dalla gloria al banco degli imputati per le rivelazioni da un suo ex-analista sull’utilizzo anomalo dei dati raccolti su Facebook.
Repubblica.it