L’inaugurazione ufficiale e un’aria di scommessa sul futuro dopo la tempesta. I primi appuntamenti.
Il Salone del libro di Torino è al via. E’ il Salone del ritorno di quelle grandi case editrici che lo scorso anno avevano partecipato alla “grande frattura” dell’apertura di “Tempo di libri” a Milano, con tutte le polemiche e le lacerazioni che ne sono seguite. Ma è anche – in tanti lo sperano – il Salone che dovrà incubare il lancio di una seconda fase dopo 31 anni di vita.
A darlo è la presidente del Senato Elisabetta Casellati che è arrivata al Lingotto Fiere poco dopo le 10 e sta visitando gli stand istituzionali. È accompagnata dal presidente della Fondazione Massimo Bray e con loro c’è anche la presidente Rai Monica Maggioni e quello dell’Aie, l’associazone degli editori, Ricardo Franco Levi.
“La storia e il futuro del Salone del Libro sono e rimarranno a Torino”. Così Massimo Bray, presidente del Salone del Libro di Torino durante l’inaugurazione della 31edizione. “L’esperienza di Torino ha più di 30 anni di vita e nessuno potrà mai cancellarla – ha aggiunto -. Per questo dobbiamo trasformare il salone in un luogo di alta produzione culturale capace di elaborare contenuti e promuovere dibattiti”.
Nel suo discorso Bray ha fatto riferimento alle richieste dei fornitori sulle modalità e le tempistiche di questa fase transizione del Salone e della Fondazione: “Mi sembra doveroso segnalare le loro richieste come segno di attenzione e rispetto verso le imprese e i lavoratori che con il loro sforzo ci hanno permesso di essere qui. Nella conferenza di chiusura del Salone dedicheremo una parte per rispondere alle loro giuste domande”.
Al Lingotto l’entusiasmo lo porta, come sempre, il direttore Nicola Lagioia: “Mi emozionano le file fuori dal Lingotto e gli incontri con i grandi scrittori come Javier Cercas cui abbiamo chiesto di parlarci del futuro dell’Europa” dice prima di cedergli la parola. Dopo le rassicurazioni del presidente Bray ai fornitori, il direttore Lagioia celebra la squadra e ringrazia proprio Bray: “Ci ha garantito l’indipendenza editoriale di questa manifestazione, cosa niente affatto scontata”. Lagioia difende il Salone e il suo futuro: “Questa è la casa comune dell’editoria italiana – ribadisce – Il segreto del successo del Salone è tenere assieme l’aspetto laboratoriale e quello commerciale, abbiamo alzato l’asticella della qualità, ma il pubblico ha continuato a premiarci. Noi facciamo vendere qui tanti libri perché amiamo il libro e non l’abbiamo mai tradito”. Poi il ringraziamento agli editori, quelli che c’erano nell’edizione difficile del 2017, quando i grandi sfidarono Torino, e anche loro che quest’anno sono tornati: “Gli editori sono gli eroi di questa sfida” assicura strappando l’applauso del pubblico.
Fuori si sono già formate lunghe le code per l’ingresso nei padiglioni della fiera. La cui trentunesima edizione apre in Sala gialla, Ma non sarà presente il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, tenuto a casa da un forte attacco di sciatalgia. “ll salone – dice la presidente del Senato Casellati – è dedicato al futuro , un giorno tutto questo sarà dei giovani”. E invita i ragazzi presenti a girare per il Salone “ per formare la loro personalità e arricchirla” .
Il presidente della Camera, Roberto Fico, sottolinea che “Torino è la città del Libro. Qui ha preso forma un mestiere e un modo di fare libri che ha contribuito alla forma di Stato e democrazia. Fare libri significa trattare una materia straordinaria”. Il presidente considera il mestiere di editore come una “passione, una passione per far cultura resiste sempre, gli editori hanno a cuore i propri lettori. Un settore in cui la “precarietà e’ all’orine del giorno”. E poi Fico sostiene che “tra i primi doveri di uno Stato c’e’ il sostegno della bibliodoversità: il dovere dello Stato di incentivare l’accesso ai libri. Leggere è un diritto che ci permette di riflettere”
Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, annuncia la presenza dell’Italia come Paese ospite alla fiera di Francoforte nel 2023: “Voglio cogliere questa occasione per raccontare alcune delle cose che abbiamo fatto in questi anni di governo. Risultati che abbiamo ottenuto in Parlamento anche grazie a maggioranze più ampie di quelle che sostenevano il governo – dice Franceschini – Un dato che mi ha colpito e l’ho verificato da poco. I diciottenni italiani hanno usufruito dei bonus per acquistare libri per 220 milioni di euro. Una cifra importante che è anche il segno del sostegno ai nostri editori. Abbiamo quintuplicato i fondi per le biblioteche dello Stato, abbiamo sbloccato le assunzioni con un grande sforzo, abbiamo liberalizzato la possibilità di riprodurre il materiale pubblico, abbiamo vinto la battaglia europea per l’equiparazione dell’Iva per ebook e quelli cartacee. Abbiamo firmato un patto con le tv per promuovere il libro nei programmi televisivi, non solo quelli culturali“. Franceschini spiega anche il perché della sua presenza: “Al Salone sono venuto da visitatore prima, da autore poi e da ministro ho fatto il mio esordio proprio qui. Quindi anche se sono ancora in carica per gli affari correnti ho accettato di esserci per affetto personale a questo evento”.
E’ lo scrittore spagnolo Javier Cercas presenta la lectio magistralis sull’Europa e l’eroismo della ragione.
Nei cinque giorni della bookfair torinese, diretta da Nicola Lagioia, sono attesi scrittori, editori, scienziati, premi Nobel, Pulitzer e Oscar. Ritornano le grandi case editrici come Mondadori e Einaudi accanto agli editori indipendenti. Il tema ‘Un giorno tutto questo’ è un invito a ragionare tutto insieme sul futuro che ci aspetta.
I numeri di partenza sono da record: oltre 13.000 metri quadri venduti, 30.000 studenti prenotati, 300 partecipanti all’International Book Fair che sarà all’Oval. Un nuovo padiglione ospita gli editori che non avevano trovato posto al Lingotto Fiere.
Sara Strippoli, Repubblica.it