Il «discorso del bivacco» è proprio il nome con cui venne definito il primo intervento di Benito Mussolini (1883-1945) alla Camera dei Deputati, il 16 novembre 1922, in veste di presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia, nominato dopo la Marcia su Roma dei fascisti. «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto».
Tra i deputati, che lo ascoltavano, preoccupati, c’erano mio nonno, Pietro Mancini (1876-1968), primo deputato socialista della Calabria, e un giovane deputato veneto del Psi, Giacomo Matteotti (1885-1924). Il 10 giugno, il coraggioso parlamentare anti-fascista venne rapito a Roma, sotto casa, in lungotevere Arnaldo da Brescia, nel quartiere Flaminio. Una squadraccia di cinque fascistoni, guidata da Amerigo Dumini (1894-1967) lo prelevò con la forza e lo caricò in una macchina, dove Matteotti venne malmenato e accoltellato, fino alla morte, per poi essere seppellito nel bosco della Quartarella, a 25 chilometri dalla Capitale.
Pietro Mancini, La Stampa