I dubbi in una ricerca inglese sui simili: “Prescriti da medici meno preparati”. Lo studio indagata l’appropriatezza delle prescrizioni effettuate dai dottori di famiglia. Sarebbero i meno attenti a sicurezza, efficacia e costo dei farmaci a fare ricorso a quel tipo di preparati
L’OMEOPATIA funziona? Almeno per una volta, non è questo il punto. La domanda è piuttosto un’altra: gli omeopati sono bravi medici? O quanto meno, sono medici attenti a sicurezza, efficacia e costi dei farmaci che prescrivono? A chiederselo è stato Ben Goldacre, ricercatore dell’Università di Oxford col pallino della evidence based medicine, la cosiddetta medicina basata sulle prove di efficacia, un approccio – è bene dirlo fin da subito – fortemente critico nei confronti delle terapie complementari. Nel suo ultimo lavoro, appena pubblicato sulle pagine del Society of Medicine Journal of the Roy, Goldacre ha analizzato la professionalità dei medici inglesi che prescrivono prodotti omeopatici, basandosi in particolare sull’appropriatezza delle loro prescrizioni di farmaci (non omeopatici ovviamente). E il risultato – poco sorprendentemente forse – è una netta, e pesante, stroncatura: meno è attento e rigoroso un medico nelle sue prescrizioni, più è probabile che decida di ricorrere all’omeopatia. Almeno nel Regno Unito.
LA RETROMARCIA INGLESE
La ricerca di Goldacre è di certo destinata a far discutere. Ma almeno in patria dovrebbe trovare il sostegno delle istituzioni, che in campo sanitario negli ultimi anni hanno deciso di imboccare un percorso in qualche modo opposto a quello del nostro paese. Se in Italia infatti i farmaci omeopatici si sono appena guadagnati una certa rispettabilità, entrando nel prontuario medico al fianco di quelli tradizionali, nel Regno Unito il sistema sanitario (un tempo molto più accomodante del nostro nei confronti dell’omeopatia) ha iniziato a riflettere sulla possibilità di vietarne l’utilizzo a tutti i medici di base del Paese. Prove della loro efficacia, d’altronde, la scienza non ne ha mai state trovate – scrivono Goldacre e colleghi nel loro studio – e anche sul loro meccanismo biologico d’azione i dubbi sono più delle certezze: non è mai stato dimostrato ad esempio che la memoria dell’acqua e la dinamizzazione, spesso citate per spiegare la presunta efficacia dell’omeopatia, siano fenomeni reali. Nonostante tutto, però, molti medici inglesi continuano a prescrivere questi ritrovati. Come mai?
LO STUDIO
Deciso a scoprire il perché, Goldacre ha pensato di valutare le capacità professionali dei medici omeopati osservando con quanta padronanza prescrivessero i farmaci più tradizionali. Molecole per cui esistono precise linee guida che indicano quando utilizzarli in base a sicurezza, efficacia, e rapporto costi/benefici. I dati su cui è stato svolto lo studio li ha forniti la piattaforma OpenPrescribing.net, un sito internet che raccoglie tutte le prescrizioni di farmaci catalogate dal sistema sanitario della Gran Bretagna, e fornisce dei criteri con cui valutarne l’appropriatezza, principalmente in termini di costi e sicurezza dei medicinali. Lavorando su questi dati Goldacre e colleghi hanno incrociato le prescrizioni di medicinali omeopatici con quelle dei farmaci tradizionali, ottenendo così una misura delle capacità prescrittive dei medici che ricorrono all’omeopatia.
I RISULTATI
E come previsto dagli autori dello studio, la situazione degli omeopati non è delle più rosee. Guardando all’appropriatezza prescrittiva di tutti i medici di base inglesi, quelli nella parte bassa della classifica (i più spreconi, che consigliano più spesso farmaci poco efficaci o inutilmente dispendiosi) sono risultati due volte più propensi a fare ricorso all’omeopatia rispetto a quelli virtuosi. Più in generale, quel che è emerso è che meno accurate sono le prescrizioni effettuate da un medico, maggiore è la probabilità che consigli ritrovati omeopatici. A detta di Goldacre, si tratta di un dato importante: non tanto una dimostrazione di incapacità da parte degli omeopati, quanto piuttosto il riflesso di una sfiducia, o quantomeno uno scarso interesse, per la medica scientifica e la sostenibilità dei sistemi sanitari. “È vero che la spesa che sostiene il sistema sanitario per i farmaci omeopatici è estremamente bassa – sottolinea Goldacre – ma noi riteniamo che l’associazione che è emersa nello studio tra omeopatia e prescrizioni meno appropriate è più importante dei costi. Dovrebbe destare preoccupazione e portare a riflettere, in particolare, chi è interessato a comprendere l’origine della grande variabilità di approcci clinici esistenti, e il ricorso alle medicine alternativa da parte della classe medica”.
Simone Valesini, Repubblica.it