Il 73% di chi ha provato a rivolgersi ad un consulente finanziario ha le idee più chiare
«È un approccio scorretto. Con il giusto supporto consulenziale, si possono aiutare i risparmiatori a proteggersi dai rischi in modo molto più efficiente, senza immobilizzare somme significative e mettendoli quindi nelle condizioni di destinare maggiori risorse a eventuali prodotti d’investimento, in ottica di crescita del capitale o integrazione del reddito», spiega Francesco Fiumanò, responsabile commerciale di Cnp Partners in Italia. Al tempo stesso, osserva Fiumanò, c’è ampio spazio per accrescere la cultura finanziaria di chi già investe. Basti pensare che, secondo la ricerca di Swg, il 70% preferisce gestire personalmente i propri investimenti e tra chi possiede almeno un prodotto, il 64% non si avvale della consulenza di un professionista del settore. Quattro intervistati su dieci invece si confrontano con l’avvocato o il notaio, più o meno regolarmente, per avere qualche suggerimento a proposito di questioni finanziarie.
Eppure tra coloro che si sono rivolti a un consulente specializzato, sembra prevalere un giudizio positivo: quasi tre su quattro ritengono che tale relazione abbia consentito di definire meglio i propri obiettivi (73%), pianificare gli investimenti in base alle esigenze attuali e future della famiglia (74%) e, più in generale, sviluppare maggiore consapevolezza sulle aspettative di rendimento (73%) e sui rischi dell’investimento (75%). Al tempo stesso, molti risparmiatori manifestano l’esigenza di ottenere un supporto più ampio rispetto alla pura gestione degli asset finanziari. Il 33% reputa interessante l’opportunità di essere seguito dal proprio consulente anche in materia di coperture assicurative, il 38% nell’analisi della propria situazione previdenziale, il 28% nella pianificazione successoria, e una percentuale analoga nella valutazione del proprio patrimonio immobiliare. «Le famiglie sentono la necessità di ottenere una consulenza a 360 gradi, ma non sempre trovano interlocutori capaci di supportali in un percorso di ampio respiro, che abbracci i bisogni di tutti — conclude Fiumanò —. Serve più formazione anche per i consulenti». I quali, dice, dovrebbero sforzarsi di riconciliare la fisiologica asimmetria temporale tra l’orizzonte del risparmiatore, spesso focalizzato sul breve termine, e quello necessario per impostare una corretta pianificazione finanziaria: il lungo termine.
Pieremilio Gadda, il Corriere della sera