Oggi desidero occuparmi dell’angosciosa vicenda di Marcello Dell’Utri. Estenuato dalle gravi malattie e dall’indifferenza dei giudici, che gli negano gli arresti domiciliari, Dell’Utri ha deciso di lasciarsi morire, rifiutando il cibo e rinunciando ai farmaci, indispensabili.
Ho sottoscritto l’appello (lanciato da “Il Tempo” e da “La Verità”) al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affinché conceda la grazia all’ex senatore, da anni in carcere per un reato (concorso esterno in associazione mafiosa), contestato da molti giuristi, originariamente inesistente nei codici. E considerati inammissibile dalla corte europea per i diritti dell’uomo nel caso, analogo, di Bruno Contrada. La condanna a Contrada è stata revocata dalla Cassazione, Marcello al contrario continua ad essere trattato da anni come un pericoloso delinquente (ha 77 anni, afflitto da un tumore, dal diabete e gravi problemi al cuore!).
Sono preoccupato: in carcere Dell’Utri si è sempre comportato con dignità e orgoglio, chiedendo solo libri da leggere e da studiare (30 e lode, nei primi tre esami universitari di storia medievale). Quindi, oggi, temo il peggio: è nota la sua determinazione. Difatti, subito, in una lettera a “Il Tempo”, ha affermato di non volere la grazia: vuole giustizia. Un incredibile teologo (non faccio il nome per non regalargli pubblicità) a “Otto e mezzo” ha detto che Forza Italia è stata creata da Dell’Utri, dunque sarebbe un partito espressione della mafia. Vero che Dell’Utri ha organizzato, creandolo da zero, il partito voluto, inventato da Silvio Berlusconi. E perciò spero che i milioni di italiani che votano Forza Italia – considerati mafiosi, o imbecilli, da quel tizio – vogliano reagire concretamente e si battano perché Marcello ottenga, se non giustizia, almeno clemenza.
di Cesare Lanza