«È sicuro che i Millennials, invecchiando, non si comporteranno domani anche loro come ci comportiamo oggi, noi cinquantenni?». Una provocazione intellettuale demodé, quella che Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, ha lanciato in una recente intervista. Ma suggestiva: soprattutto a leggere i risultati sorprendenti di una recentissima indagine effettuata da Salesforce (uno dei colossi americani dell’informatica applicata alla Rete) sulle abitudini di acquisto dei consumatori globali.
Ebbene: secondo questa ricerca, il negozio fisico resta una risorsa inesauribile anche in piena era e-commerce e perfino i Millennials, perennemente immersi nei loro smartphone, quando è il momento di acquistare, dopo aver consultato pagine e pagine di web sul microschermo del cellulare, rialzano il naso verso il mondo reale e varcano la soglia di un negozio per concludere l’acquisto. La ricerca del prodotto inizia online, ma il 60% dei consumatori, anche quelli tra i 25 e i 44 anni, ritira la merce in negozio. Anche negli anni più verdi, tra i 18 e i 24 anni, cioè l’età dei veri Millennials, nativi digitali (il 59% degli acquirenti online preferisce) fare acquisti in un negozio fisico e il 54% acquista online ma ritira in negozio. E la percentuale di preferenza per il ritiro in negozio sale a quota 60% tra i 25 e i 44 anni.
Del resto, anche se pochi lo sanno, negli Stati Uniti attualmente Walmart, colosso della grande distribuzione fisica tradizionale, vende online più di Amazon: perché poi spesso la gente entra nei negozi a ritirare la merce, risparmiandosi attese e incognite della consegna a casa, e riservandosi la possibilità di provare la merce e magari renderla sul posto. Inoltre, se i big della Rete tentano di spiare attraverso i famigerati cookies i comportamenti dei loro consumatori online e cercano così di prevederne i comportamenti, i big del commercio fisico li osservano dal vivo, quei comportamenti: non c’è paragone, quanto a veridicità.
Certo, l’imminente «black friday» sarà l’ennesima giornata da record: ma i confronti tra le mostruose vendite online del venerdì nero e l’andamento più lento del commercio fisico sono iniqui e mal posti, perché Amazon e gli altri big della Rete in quei giorni lanciano i loro prodotti sottocosto: cosa che i negozi fisici possono fare poco e di rado, innanzitutto perché leggi ferree glielo proibiscono, non limitando invece in alcun modo l’online; e poi perché i concorrenti digitali si ristorano di quei maxi sconti evadendo le tasse nei paradisi fiscali. Cosa che i negozi fisici non possono fare. A queste condizioni di dumping legale, sono capaci tutti di competere.
Sergio Luciano, ItaliaOggi