“L’Italia si conferma il Paese delle partite Iva, dei free lance, del lavoro autonomo. Un dato su tutti: tra il 2009 e il 2015, a fronte di una riduzione netta dell’occupazione complessiva, i professionisti sono cresciuti del 15% e, in quest’ambito, le nuove professioni sono aumentate di oltre il 50%, collocandosi per la quasi totalità nel commercio, nel turismo e nei servizi”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli intervenendo questa mattina al convegno “Le professioni tra rappresentanza e riforme” organizzatio a Roma nella sede di Confcommercio di piazza Belli.
“Siamo di fronte a un bivio – ha proseguito Sangalli – o valorizzare queste professionalità facendole crescere o condannarle ad un ruolo residuale, se non si risolvono i problemi strutturali della nostra economia, in particolare l’eccesso di burocrazia e di pressine fiscale. L’impegno di Confcommercio è quello di essere sempre più la casa comune di questo articolato settore, proprio per fare voce unitaria e autoprevole al lavoro autonomo e professionale”
Secondo una ricerca presentata dal direttore dell’Ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella, i liberi professionisti in Italia sono più di 1,3 milioni, pari a circa il 6% degli occupati complessivi, con un reddito medio pro capite di oltre 38 mila euro. “Di questi professionisti – si legge nella ricerca – la maggioranza (983 mila) è iscritta ad albi o ordini, con reddito medio pro capite di quasi 43 mila euro, mentre i professionisti non ordinistici, cioè le nuove professioni (free lance, professionisti indipendenti), sono 344 mila, con un reddito medio pro capite di 16.500 euro. Negli ultimi 6 anni sono questi ad aver registrato la maggiore crescita, +51,6%, contro il +14,8% dei liberi professionisti e il +5,8% di quelli iscritti agli ordini. A livello geografico, boom del Mezzogiorno dove, al calo degli occupati in generale di quasi mezzo milione, tra il 2009 e il 2015 i professionisti indipendenti crescono di quasi il 73%.
Le attivià che hanno registrato i maggiori tassi di crescita sono: istruzione e formazione (+130,4%), sanità e assistenza (+89%), attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+55,7%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+44,1%)”.
Le proposte di Confcommercio per aiutare i nuovi professionisti vanno dall’attuazione dello sportello per il lavoro autonomo introdotto quest’anno dalla legge 81, l’equo compenso, la definizione di “autonoma organizzazione” e l’aumento della franchigia ai fini Irap, l’abrogazione dello “split payment” a seguito dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica, la riforma degli studi di settore, un migliore accesso al credito, la possibilità di utilizzare i fondi europei ed un maggiore impulso alla formazione.
L’OCCUPAZIONE E’ NEL TERZIARIO: Dal 1960 (33,2%) a oggi (74,3%) e’ piu’ che raddoppiata. Le debolezze strutturali della nostra economia non hanno dunque impedito che dall’anno convenzionalmente considerato come di avvio del boom economico, si realizzasse uno processo impetuoso di terziarizzazione del sistema produttivo italiano. Il confronto internazionale con Germania e Stati Uniti ne mostra, tuttavia, le sensibili differenze. In sintesi, nell’arco degli ultimi cinquant’anni, l’occupazione agricola si e’ ridotta a poco piu’ di un decimo della sua quota iniziale, il peso dell’industria si e’ contratto di circa otto punti e la quota dei servizi (comprensiva della P.a.) si e’ piu’ che raddoppiata, arrivando a sfiorare il 73%. Un processo quello italiano, dunque, molto piu’ rapido di quello di Germania e Usa proprio perche’ partito da situazioni di maggiore arretratezza. Ma il dato di questi due paesi dimostra, nel contempo, che esistono ancora margini interessanti di espansione dell’economia dei servizi: non sussistono ragioni che impediscano di immaginare che il sistema produttivo nazionale, nel giro di 10 anni, possa stabilizzarsi al 76-77%.
UN OCCUPATO SU 4 E’ LAVORATORE AUTONOMO: Se l’occupazione e’ incontestabilmente terziaria, e’ altrettanto vero che sotto il profilo occupazionale la componente del lavoro autonomo riveste nel nostro paese un ruolo ancora molto incisivo. Rispetto alla gran parte dei paesi Ue (esclusi i minori) e agli Stati Uniti, ancora nel 2016, l’Italia si colloca nelle prime posizioni della graduatoria, con poco meno del 25% degli occupati come lavoratori indipendenti, oltre 6 milioni di persone. E’ una quota piu’ che doppia di quella di Francia, Germania e Regno Unito e vale circa quattro volte quella degli Usa.
CRESCONO I PROFESSIONISTI NON ORDINISTICI: Tra il 2008 e il 2015 i liberi professionisti hanno evidenziato un andamento anticiclico, con una crescita di oltre 170 mila unita’ nel periodo considerato, che ne ha aumentato l’incidenza sul totale di quasi un punto, portandola al 5,9%. Ma il dato davvero interessante e per certi versi sorprendente e’ che poco meno del 70% della crescita dei professionisti e’ ascrivibile ai cosiddetti non ordinistici (+117 mila unita’), ossia quasi il 52% in piu’ in termini cumulati rispetto al 2008.
MA IL REDDITO CALA: il reddito individuale dei non ordinistici nel 2015 e’ stato leggermente inferiore a 16.600 euro, poco piu’ di un terzo di quello dei professionisti ordinistici. In realta’, nel periodo tra il 2008 e il 2015, contrassegnato da alternanza di fasi recessive e di bassissima crescita, tutti i redditi pro capite si sono contratti, tranne le retribuzioni dei dipendenti, e in particolar modo quello dei liberi professionisti (-13% circa cumulato), con i non ordinistici a evidenziare una flessione a due cifre (quasi -23%).
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