Arrestato a Riad, nel 2013 aveva fatto sognare la perla delle Dolomiti con un soggiorno dorato
Quando nel 2013 aveva visitato per otto giorni Cortina d’Ampezzo, la sua venuta aveva messo sottosopra mezzo paese. Come fosse che il principe saudita al-Walid bin Talal («è il decimo uomo più ricco del mondo?» «No, qui dice il ventiduesimo» – scampoli di conversazione tra i giornalisti locali) avesse scelto proprio le Dolomiti lo si seppe solo dopo. Ma in questa storia le cose accadono per scosse telluriche successive, una dopo l’altra, o come una valanga da fumetto. E l’ultima è quella annunciata dai giornali del mondo nelle scorse ore: al-Walid, uomo di incommensurabili fortune economiche, lo stesso che si era preso in affitto mezza Regina delle Dolomiti, è stato arrestato insieme ad altri membri della famiglia reale e a diversi ministri ed ex ministri del governo, in quella che appare a tutti gli effetti come una maxi-retata in seno alla monarchia saudita. Le ipotesi. Probabilmente una resa dei conti da parte del giovane erede al trono Mohammed bin Salman, trentaduenne figlio di re Salman, prossimo forse ad abdicare. Ma non sono solo le borse a tremare, né gli ambienti finanziari e diplomatici. La notizia ha raggiunto anche un posto più piccolo e remoto, un paesino tra le Dolomiti che al-Walid aveva scelto allora per le sue vacanze. E torna alla memoria quell’epico inverno 2013, quando la notizia, a Cortina, aveva cominciato a serpeggiare fin dall’Epifania. «C’è un emiro che si è preso mezzo albergo…», aveva sussurrato la ragazza della reception dell’hotel. «Sono degli arabi, hanno prenotato un autobus intero dall’aeroporto Marco Polo. Hanno chiesto gli schermi al plasma…», aveva aggiunto il titolare della ditta di autonoleggi. Un brivido di adrenalina, di ebbrezza da soldi facili, era corso giù per la schiena di maestri di sci e negozianti, tassisti e istruttrici di pilates, ristoratori ed estetiste. Il cinema in affitto. La storia più clamorosa è quella del Cinema Eden, preso in affitto per nove giorni dall’entourage di al-Walid. Nove giorni, trentamila euro. Sfrattati i comuni spettatori mortali. Cosa vi si proiettò? Lawrence d’Arabia? Casablanca? («Ma no, quello è il Marocco»)… Natale sul Nilo? Stessa sorte per il piano nobile dell’hotel di Cortina che domina la vallata: quaranta stanze, forse cinquanta, tutte per lui e per i suoi amici. E quella genealogia da vertigine: al-Walid Bin Talal, figlio di seconde nozze del principe Talal bin Abd al-Aziz Al Sa’ud e di Muana Al Solh, figlia di Riyad al-Sulh… Fratello di Khaled e Reema…. Nipote di Abd al-Aziz…
L’autobus. Una notte, a Cortina, l’autobus di al-Walid era arrivato davvero. Al culmine dell’eccitazione, il giornale locale lo aveva accolto con un atto di dedizione, la prima pagina scritta tutta in arabo, «benvenuto Principe, Cortina la accoglie». Ognuno aveva la sua partita personale con al-Walid, i negozi del centro gli mandarono omaggi in albergo. Un souvenir, una sciarpa, un cardigan dentro altrettanti pacchetti, «infilaci un biglietto… e che ci scriviamo? … Per la principessa? Ma quale? No, metti solo: with compliments. Sì, ma scrivi almeno il nostro indirizzo, altrimenti come fa a venire, se gli piace?». Poi il Principe si era fatto vedere. Avvistato sulle piste delle Cinque Torri, mentre scivolava silenzioso sulla neve. Le trattative. La leggenda – poi ripresa, aggiustata, rieditata ai banconi dei bar – vuole che quando vedeva un rifugio che da fuori lo convinceva ci inviasse i suoi emissari per la trattativa. «Buongiorno, qual è l’importo per affittare tutto il locale domani sera?». Al povero titolare venivano dati pochi secondi per azzardare una cifra. Poi loro, impassibili, uscivano e riferivano al loro signore. «Perché ha scelto Cortina?», gli avevano chiesto. «E’ una delle meraviglie del mondo». Tutti avevano sperato che fosse una dichiarazione di fedeltà conquistata. Fino all’epilogo cupo. Per nove giorni, persino Cortina, con le sue reminiscenze mondane e letterarie, con i suoi Hemingway e Bardot, Gable e Buzzati, aveva trattenuto il respiro. Cos’altro potrà comprarsi, Al Walid? Le Tofane? A proposito, si possono comprare, le montagne? No, sono del demanio… Ma se l’offerta fosse molto alta? Andrà come in Sottomissione di Houellebecq, coi sauditi che si comprano la Sorbona? Al-Walid, ricordano a Cortina, era garbato e rispettoso. Non recludeva le donne. Leggeva il Wall Street Journal e non portava copricapi, ma giacche tecniche e scarponi. La divisa egualitaria dello sport lo riduceva a tuta tra le tute. E adesso che passa le sue prime notti da prigioniero dorato, al Ritz Carlton di Riyad, persino il Principe, qui, resta un nome tra i tanti sul libro ospiti. E Cortina – meta vacanziera della etnia più disillusa al mondo, la Roma borghese che tutto ha visto e digerito – aveva salutato al-Walid con il più irresistibile degli arrivederci. Una certa audace, imprevedibile, sublime distrazione.
Corriere della sera