Il tavolo tra Arcelor, i sindacati e il governo “può aprirsi”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, al termine dell’incontro di oggi con sindacati e rappresentanti del gruppo pronto a rilevare l’Ilva, dopo lo stop del 9 ottobre scorso.
“L’azienda conferma che oltre l’impegno minimo sui 10 mila da assumere c’è anche l’impegno a riconoscere i livelli salariali attuali, quindi il tavolo si può aprire, tavolo che dovrà comunque puntare a ridurre gli esuberi”.
Il ministro lancia un appello ai rappresentanti delle istituzioni locali perché sia ritirato il “ricorso al Dpcm ambientale”. Calenda al termine dell’incontro tra Arcelor Mittal e sindacati ha invitato nuovamente le istituzioni locali a essere responsabili perché, ha detto, sono in ballo “5,3 miliardi di investimenti”.
I prossimi tavoli per la vertenzasi terranno il 9 novembre, quello sul piano industriale, e il 14 novembre per affrontare il piano ambientale.
Il sindaco di Taranto: il Comune conferma il ricorso al Tar. “In questa vicenda ho colto la difficolta’ del ministro Calenda, schiacciato da interessi e problemi molto complessi, per nulla agevolato dal suo stretto entourage, che continua a instillare veleno nei confronti degli enti locali e a destare preoccupazione in tutta la cittadinanza”. Lo dichiara il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, rispondendo al ministro dello Sviluppo economico che ha manifestato sconcerto per il fatto che Regione Puglia e Comune di Taranto non accettino il tavolo istituzionale chiedendo invece di partecipare alla trattativa con sindacati e Am Investco. “Io ho il senso delle istituzioni e ho il dovere di interpretare, senza compromessi al ribasso, le aspirazioni della nostra comunita’ – dice il sindaco di Taranto -. Per questo confermeremo al ministro Calenda tutto il nostro leale sostegno, che tuttavia in nessun caso si realizzera’ nei termini di una comparsata, come avvenne al tempo della cessione ai Riva. Questa volta non si decide il futuro di Taranto senza i tarantini”. “La nostra sensazione – rileva il sindaco di Taranto – e’ che non riusciamo a venire a capo del piano industriale del potenziale aggiudicatario e ad avere precise garanzie sulla tematica sanitario-ambientale, come pure impegni certi in relazione alle sorti dell’indotto locale, probabilmente perche’ questo piano non esiste affatto. Da questo – aggiunge – discende il disperato tentativo del Governo di tenere fuori dal negoziato principale Comune di Taranto e Regione Puglia, per altro agitando in maniera deprecabile il ricatto del disimpegno dell’acquirente. Vista da Taranto, oggi, l’unica strada possibile resta ancora quella della resistenza nel quadro di uno stato di diritto, per cui l’ente civico che mi onoro di guidare – conclude Melucci – proseguira’ nel ricorso al Tar, che per primo aveva avanzato con convinzione sulla scorta di copiose indagini di tecnici, consulenti e Arpa” .