Un Airbus della compagnia in fallimento bloccato nello scalo della capitale Reykjavík. L’autorità nazionale gli nega il permesso di decollo a causa del mancato pagamento dei diritti aeroportuali. Rimpatriati tutti i passeggeri. La compagnia: “Divieto illegale, lascino partire il jet”
È un conflitto di difficile soluzione. “Da venerdí abbiamo intimato alle autorità aeroportuali islandesi di lasciar decollare il jet, questo divieto di decollo è assolutamente illegale”, dicono i portavoce di Air Berlin, Ma gli islandesi non si piegano. Non è vero nulla di quanto Air Berlin dice, replicano a Isavia: da molti mesi, già fin da prima dell´istanza di fallimento del 15 agosto, la compagnia è in arretrato con l´Islanda sui pagamenti dei diritti aeroportuali. La compagnia nega, e assicura di aver pagato tutti i diritti aeroportuali dovuti prima del fallimento, e che eventuali pagamenti ulteriori dovuti devono essere appositamente richiesti da Isavia.
Finora Air Berlin assicurava uno dei collegamenti tra l´Islanda, sempre piú mèta prediletta dei turisti di tutto il mondo, centroeuropei inclusi, e la capitale tedesca.
Un altro volo diretto viene effettuato da Wow Air, il vettore aereo numero due dell´isola, indipendente dalla compagnia di bandiera Icelandair. Tutti questi voli erano di solito sempre pieni. L´ultimo volo di Air Berlin con Keflavík è annunciato per il 27 ottobre, ma tutto dipende da come evolverà lo scontro sull´Airbus bloccato in pista dagli islandesi. Il divieto di decollo equivale quasi a un pignoramento dell´aereo.
Andrea Tarquini, Repubblica.it