Quest’azienda va privatizzata,concordato anticamera fallimento’
L’Atac è la mia vita, datela a me”. Massimo Ferrero ha “il cuore infranto”, perché ha letto “in prima pagina sul Messaggero che un signore ha fatto istanza di fallimento nei confronti dell’azienda trasporti capitolina: e io – spiega all’Ansa – non posso accettare questo rischio. Sul piano morale, ma anche da cittadino e fruitore dei servizi dell’Atac”. Sui social qualcuno ha provato a chiederglielo di intervenire: e ieri, davanti al cinema Adriano, un autista gli ha detto “presidè, prendila tu. E’ l’unica possibilità…”. “Io non lo so – dice Ferrero – se è l’unica possibilità, certo è una bella possibilità. Perché io ho il Dna di questa azienda. Mio padre ha fatto il tramviere tutta la vita, mio fratello pure. E, come presidente di calcio, sono anomalo, perché mi sposto con l’autobus. Conosco tutti i percorsi, tutte le linee, ma soprattutto conosco la città”. C’è anche un po’ di poesia nel sogno di Ferrero di rilanciare l’Atac. “Quando ero un bambino la domenica per me era la giornata più bella del mondo, perché facevo compagnia a mio padre, dalla Piramide a via Somalia con il 56: il biglietto costava 5 lire…”. Dal punto di vista societario, Ferrero non ha dubbi: “L’Atac va privatizzata, e il concordato è solo l’anticamera del fallimento. Invece c’è da mettersi seduti e rilanciare, perché la città lo richiede. Ma non basta sanare l’Atac, occorre fare un discorso serio sulla viabilità: io non ho la bacchetta magica. Sarei orgoglioso se potessi dare un contributo per salvare i 12-13 mila posti di lavoro, per fare una società modello che rappresenti degnamente la città più bella del mondo.
I mezzi di trasporto di Roma devono essere all’altezza della storia di questa città che appartiene a tutta l’umanità’. Chi sale in un autobus deve respirare la storia di Roma, deve avvertire un’emozione. Roma deve rialzare la testa, tornare a essere una città unica e per far questo deve avere una rete di trasporti all’altezza. E a quel signore che ha chiesto il fallimento dico di ritirare l’istanza, perché i soldi li prenderà sicuramente. La politica deve stare fuori dall’Atac e occorre tagliare tutti i rami secchi. Sapete cosa farei se avessi io l’Atac? Rimetterei sugli autobus il bigliettaio come c’era una volta, la gente deve lavorare sul campo. Tra l’altro, la tecnologia ci aiuta, un tempo il volante dell’autobus era enorme e non c’era servosterzo. Adesso il bus si guida con un dito; tra l’altro – conclude Ferrero – parlo da tecnico, sia sul piano dell’imprenditore che sul piano del dipendente: io ho la patente per guidarlo l’autobus, e anche come metafora non lo porterei certo a sbattere”.
ANSA