Donne Impresa 49. Agnese Lunardelli dirige Est 1967, azienda specializzata in recupero e produzione di infissi di pregio, rifatti come secoli fa per i palazzi dei Dogi che si affacciano sul Canal Grande. Lavora per i magnati di Mosca, San Pietroburgo, New York e Arzebaijan. Ragioniera, due figlie, un marito che commercia in tappeti orientali. Ha creato Alchimie culturali, incontro tra imprese e giovani artisti di arte contemporanea
Non ha blasoni ma a Venezia nei palazzi storici sul Canal Grande appartenuti ai Dogi e ai signori del Rinascimento, si muove come a casa. Imprenditrice e falegname evoluta, Agnese Lunardelli crea finestre in legno, librerie, scale, infissi e mobili su misura nei legnami più pregiati, opere commissionate da ricchi clienti di diversi angoli del pianeta. L’arte che ha imparato da suo padre Angelo, supportata dal lavoro di architetti e designer bravissimi, ha lasciato il segno nella città lagunare e fuori di essa, a New York, in Russia da Mosca a San Pietroburgo e in Azerbaijan. Qui è andata alla fiera di Baku per esplorare il mercato azero e ha raccontato la sua storia sulle pagine della più importante rivista del lusso del paese.
Nata a San Donà di Piave, Agnese Lunardelli ha 51 anni, uno in più dell’azienda Est 1967 di cui è amministratore delegato. Il legno che ama è il larice, quello su cui è stata fondata Venezia, ma lavora anche il tek, il mogano e molto altro, materiali naturali con cui fronteggia orgogliosamente l’avanzata inesorabile del pvc. Tra i primi lavori dell’azienda Lunardelli ci sono gli infissi in legno del palazzo dell’Adriatica navigazione della Serenissima, una delle compagnie navali pubbliche più importanti negli anni Settanta, fonte di lavoro per tanti, infine costretta a chiudere. Palazzo Grassi ha chiamato Agnese Lunardelli per realizzare un progetto di ripristino e restauro dei propri serramenti, un lavoro conservativo lungo un anno che ha riportato a nuovo tutti gli infissi. A lei si è rivolta l’università Ca’ Foscari, sia per il restauro che per la parte di nuova costruzione; l’imprenditrice ha curato anche il restyling della spettacolare sede della Biblioteca nazionale Marciana, in piazzetta San Marco.
Suoi i serramenti degli hotel Danieli e Bauer, nonché di case private, proprietà di nomi altisonanti che esigono la privacy. Portano la sua firma il Teatro di Camogli, con un intervento durato alcuni anni e l’impegnativo e prestigioso lavoro a Porto piccolo di Sistiana, a Trieste, dove è stato creato un borgo in cui tutto ciò che è legno è made in Lunardelli. “Lavoriamo con Rizzani de Eccher – spiega l’imprenditrice -, una grossa impresa di costruzioni di Udine, con sedi nel mondo. Un’impresa familiare che ci dà fiducia da anni, lottano tanto anche loro e portano i nostri prodotti all’estero”.
La storia non finisce qui. Anzi, per dirla tutta bisogna andare indietro nel tempo, quando Angelo Lunardelli, figlio di mezzadri, a 12 anni comincia a lavorare. Gran temperamento e spiccata manualità, faceva il ‘boccia’ in una falegnameria, in dialetto veneto l’aiutante. Nato e cresciuto a Fossalta di Piave, nella campagna veneziana dove da sempre ha sede la Est 1967, per la sua famiglia era una forza. “Al lavoro – racconta la figlia che con il fratello Sebastiano ha ereditato l’azienda – andava con gli zoccoli di legno del nonno e il mantello di quando era in guerra, per proteggersi dal freddo”. Verso i 16 anni già Angelo aspira ad essere indipendente, a 18 perde tre dita della mano sinistra con una sega, gli riconoscono l’invalidità e si vede assegnato un lavoro statale “dove gli consigliavano di fare il meno possibile”, e a cui rinuncia dopo pochi mesi perché, diceva, “mi sento imbrigliato”. Cerca lavoro dai privati “e a 28 anni riesce a mettersi in proprio: mia madre, Regina, è stata la sua prima dipendente”.
Tutti precoci in famiglia Lunardelli. Agnese e la sorellina Maria Grazia fin dall’asilo frequentavano la falegnameria del padre: “Impilavamo i pezzi di legno che venivano fuori da una pialla, facevamo dei pacchi, oppure levigavamo, cose molto semplici, ma sono stata dentro la bottega da sempre”. A 19 anni, dopo il diploma di geometra, Agnese Lunardelli avrebbe volentieri continuato gli studi, “mi ero iscritta a Economia aziendale a Ca’ Foscari, ma mio papà mi spronava: devi andare avanti con l’azienda. Se avevo un esame da preparare, quando era necessario mi fermavo ospite da qualche amico. Un giorno di mare mosso prendendo il vaporetto, sono scivolata tra la barca e il pontone e sono finita in ospedale. Quando ci siamo visti mio padre ha ripetuto: vedi che non dovevi andare all’università? Ma nel cuore ho sempre il desiderio di laurearmi e non escludo che riuscirò a realizzarlo. È una delle cose che ogni giorno mi spinge ad avere una vita diversa”.
Attiva in Confindustria Venezia, come presidente delle Pmi e ora nel Consiglio nazionale, si sforza di dare voce alle piccole e medie aziende “che da sole non ce la fanno. Nel 2011 ero presidente della sezione legno, ho proposto ai miei colleghi imprenditori di allestire al World Wide a Mosca, il salone del mobile, uno stand di 150 metri quadri per organizzare la presenza del made in Venice: abbiamo creato un contesto molto veneziano, ovviamente moderno non la gondola, e c’eravamo noi con i serramenti, la tessitura Bevilacqua che adopera ancora i telai di legno, la Abate Zanetti, eccellenza del vetro di Murano e altre belle realtà. Grazie a questa fiera siamo riusciti a stringere tanti contatti e andando su e già con gli aerei siamo arrivati anche in Texas e abbiamo creato occasioni di lavoro”. Con il progetto ‘Alchimie culturali’ ha favorito l’incontro tra l’arte contemporanea e le imprese del territorio che hanno accettato di aprire le porte dell’azienda, permettendo a giovani artisti di lavorare e produrre con loro.
Un marito, Riccardo, che commercia in tappeti orientali e due figlie, Veronica di 16 anni e Gloria che ne ha 13. “Viviamo a Fossalta, in campagna, una casa sempre aperta per chiunque voglia venire a trovarci”. Ma l’azienda è prima di tutto. Agnese Lunardelli è l’amministratore delegato, suo fratello Sebastiano, di quattro anni più piccolo, guida l’ufficio tecnico con la progettazione e la produzione. “Quando si devono fare le tre del mattino per portare avanti il lavoro, siamo io e lui, sabati e domeniche compresi”. Aiuta essere in due in momenti difficili come questo. “Siamo in recessione ahimè, – spiega l’imprenditrice – il fatturato da quattro milioni di euro è sceso a due e mezzo. Nel 2014 ho subito il fallimento di un cliente e un concordato in bianco. Abbiamo perso 580 mila euro. Quando succede una cosa del genere, non c’è nessuno che ti aiuta, hai solo una voglia infinita di riuscire a stare a galla e superare l’ostacolo. Ti crolla il mondo addosso. Nel Nord Est registriamo il record di persone che si sono tolte la vita per la crisi. Confesso che ci ho anche pensato, però ho detto no, questa è una cosa da deboli, voglio lottare anche se sono un piccolo granello”. Ha dovuto ristrutturare. “Avevo 28 dipendenti, alcuni si sono licenziati, a malincuore mi è toccato mandarne a casa la metà. È stato doloroso, i dipendenti sono parte della mia famiglia, del mio corpo. Ma non avevo scelta. Così come mi sono imposta di lasciare tanti lavori che non davano sicurezza. Ora, a distanza di tre anni, con tanta dedizione e sacrificio un po’ alla volta stiamo rialzando la testa. Ci manca tutta la fetta del mercato italiano, ma non lavoro più se non ci sono garanzie, non voglio rischiare”.
Il suo forte impegno in Confindustria ha fatto nascere la collaborazione con l’industriale farmaceutico Luca Zambelli che ha rilevato una piccola quota della società, “un contributo, perché non è quello che ha salvato, ma è stato la spinta per ingranare di nuovo la marcia, per ritrovare fiducia”. Lavora il legno e lo difende. “Usiamo di tutti i tipi di legni, non abbiamo niente di standard. Per i palazzi storici servono materiali naturali che hanno un’anima e calore dentro, contro l’umidità, la salsedine e il magnesio. Abbiamo capito che il serramento di pvc poteva darci filo da torcere, ma non ha niente a che fare con la sostenibilità ambientale. Tutto il legno che compriamo è garantito da una politica di riforestazione, dalla Siberia, dal Nord Europa, dagli Usa, ha il marchio Fsc.
Noi adesso facciamo serramenti che hanno tenuta per aria, acqua e vento, riproponendo le sagomature e le lavorazioni particolari dei palazzi di secoli fa. Cerchiamo di ridare a livello estetico il loro significato, dotandoli di requisiti che permettono la protezione. Per fare un lavoro a mano meraviglioso come il nostro ci vuole scuola e esperienza, la manodopera di Est 1967 è molto specializzata, gli operai imparano il mestiere da piccoli e negli anni Novanta si erano estinti, poi siamo ripartiti con la formazione”.
Agnese Lunardelli in versione mamma. “Le mie figlie hanno cura di sé stesse e vanno bene a scuola. Dal 2009 sono stata poco presente con loro, un conto è lavorare, altro è stare fuori casa 11 o 12 ore al giorno. Non sono riuscita a portare mia figlia al primo giorno di scuola perché ero in Cina, lo stesso con la seconda, sono stata tanti anni anche all’estero. Cerco di recuperare: cucio i vestiti di Carnevale e qualsiasi festa mi chiedano io organizzo e preparo il buffet. Ho fatto il corso di cucina anche per le loro amiche per poter stare tutte insieme. Mio marito è comprensivo. Nel 2006 ha avuto un tumore maligno alla lingua, abbiamo avuto anni difficilissimi con ripetuti interventi chirurgici. Nonostante questo si riesce a tirare fuori la forza. Sono coraggiosa: senno o follia? Non mollo mai, mi hanno insegnato a lottare. Ho avuto i miei primi jeans a 17 anni, allora non c’era tempo per seguire la moda, bisognava mandare avanti l’azienda, non mi vergogno perché mi hanno insegnato che con la fatica si ottiene tutto”.
Il suo lusso è essere a casa, si definisce una casalinga che fa l’imprenditrice. “Lavoro come un mulo, non mi concedo pause. Mi alzo alle quattro e mezza ogni mattina, cerco di preparare per la famiglia, metto l’elmetto e vado al combattimento, torno alle otto di sera”. Si considera molto fortunata: “Opero nella mia fabbrica a ventisei chilometri da Venezia. In questa città per lavoro ci sono sempre, sono presidente di una partecipata del Comune. Venezia mi regala ogni giorno delle emozioni, per me il regalo più grande è poter rivolgere lo sguardo a questa laguna”.
Ha creato anche il gruppo delle donne imprenditrici “di cui sono orgogliosa perché una donna ha tante difficoltà. Dobbiamo essere multitasking, ma quando ci mettiamo a fare progetti e a creare, siamo uniche. Non è vero che ci sono invidie tra noi, siamo straordinarie e sappiamo fare squadra, non abbiamo il tempo di fare pettegolezzi e sparlare delle colleghe e quando arrivano le difficoltà, ci si aiuta tutte. Le donne possono essere madri e imprenditrici, attente e sensibili e questa sensibilità può fare la differenza in un mondo che ha bisogno di essere rigenerato. Abbiamo energia e forza dove l’uomo non arriva, mi dispiace dirlo, ma è così”.
Tante imprese di serramenti nel settore del legno sono cadute, fallite, “prima c’era la competizione nazionale, ora è mondiale, ma noi possiamo fare la differenza, anche perché credo che sappiamo dare il giusto valore alle cose, ascoltando i desideri dei committenti e provando a interpretarli. Non mi limito a fare le finestre, sono un’imprenditrice che cerca di esaudire i sogni degli altri”.
La Repubblica