di Cesare Lanza
Scommettiamo che sarà impossibile frenare le chiacchiere che ogni giorno ci affliggono con un peso sempre più insostenibile? Oggi il mio pessimismo è totale, non a caso nel giorno in cui a Roma si celebrano (senza critiche né autocritiche) i 6o anni dei trattati per l’Europa. Siamo ormai diventati il Paese della chiacchiera, siamo un popolo di eroi, santi e navigatori, ma anche di chiacchieroni: il nostro trionfo nel mondo è assicurato dalla fantasia, dalla brillantezza dell’eloquio, dal gusto per il paradosso e dalla capacità di saper sostenere, validamente, qualsiasi tesi e l’esatto contrario. Quanto al passare dal dire al fare, temo che, in una classifica dei Paesi occidentali, saremmo gli ultimi, con distacco. Butto lì qualche tema di estenuante discussione. A caso. In Cina l’ora di lavoro costa 7 euro, in Italia 24. Che si fa? Boh! Un biglietto Alitalia costa anche cinque volte più delle compagnie concorrenti. E allora? Che il dibattito continui. Non basterebbero le pagine di questo giornale per stilare l’elenco dei problemi su cui il nostro popolo si esercita, a parole. Non è solo la tv, a sfinirci, succede anche nelle cene tra amici, forse sarebbe meglio dire tra cretini. E sapete come mi diverto, da perfetto masochista? Quando la discussione è terminata e gli amici, o cretini, prendono fiato, lancio una polpettina avvelenata. E la discussione subito si riaccende, furiosa e inconcludente. Perciò ho perso ogni speranza. Albert Einstein disse che gli intellettuali risolvono i problemi e i geni li prevengono. Se fosse vivo oggi aggiungerebbe: i chiacchieroni ne parlano.
Cesare Lanza, La Verità