di Cesare Lanza
Sbagliato, non era la figlia: Tomaso e Yvonne si sposarono a Giacarta, c’era forse una lontana parentela. Ma, giustamente, la signora Yvonne si è irritata e ci ha inviato una secca, severa smentita. Non sto a cavillare, come spesso succede, di fronte a una smentita. È stato un grossolano errore e mi scuso, mortificato: anche perché è la prima volta che mi succede e il lapsus investe una indispensabile esigenza, nell’informazione. Verificare le notizie, confrontare le fonti. Si potrebbe scrivere un libro di migliaia di pagine su svarioni, gaffe, errori: tralasciando quelli in malafede (ci sono, purtroppo), i più divertenti, grotteschi e assurdi derivano da fretta, ingenuità, superficialità. Non cerco giustificazioni, posso dire solo perché è successo. Volevo, di corsa, commemorare Tomaso. Non era solo il viveur, il seduttore descritto, realisticamente, da molti. Aveva valori profondi, era scomodo, intransigente, incorruttibile.
Cesare Lanza, La Verità