Negli investimenti industriali annunciati da Arcelor Mittal e Marcegaglia per l’acquisizione dell’Ilva c’e’ anche il rifacimento dell’altoforno 5. E’ una novita’ degli ultimi giorni perche’ Arcelor Mittal aveva escluso inizialmente di rifare l’altoforno 5, fermo da marzo 2015, il piu’ grande d’Europa e con la maggiore capacita’ produttiva per lo stabilimento. Questo cambio sugli impianti insieme all’annuncio che Banca Intesa e’ disponibile ad entrare nel consorzio, sono tra i punti essenziali dell’offerta avanzata oggi per l’Ilva. “Intenzione di produrre 9,5 milioni di tonnellate di prodotti finiti”: si esplicita nell’offerta. Nella proposta industriale, la multinazionale dell’acciaio e il gruppo italiano trasformatore di acciaio parlano di “Accrescimento della produzione dai livelli attuali a 6 milioni di tonnellate all’anno entro il 2018 grazie ai tre altiforni attualmente in servizio, nel rispetto dello standard Aia”.
E ancora “Massimizzazione della capacita’ di finitura, apportando all’Ilva fino a 4 milioni di tonnellate di lastre e coils laminati a caldo (Hrc)”. Viene poi espressa la “intenzione di incrementare la produzione primaria di 8 milioni di tonnellate sul piu’ lungo termine, con l’aggiunta di 2 milioni di lastre e coils laminati a caldo (Hrc)” con “impiego di nuove tecnologie a bassa emissione di anidride carbonica, tra cui la cattura e l’utilizzo del carbonio e la produzione di acciaio a impatto ridotto”. I due gruppi rendono poi noti “investimenti di piu’ di 2,3 miliardi di euro oltre al prezzo di acquisto”. Nel dettaglio, Arcelor Mittal e Marcegaglia annunciano: “Spese in conto capitale nel comparto ambientale superiori a 1,1 miliardi di euro, incluse le spese per bonifiche, al fine di conseguire performance ambientali ottimali in aree chiave, tra cui emissioni di aria e trattamento delle acque; spese in conto capitale in ambito industriale superiori a 1,2 miliardi di euro, tra cui spese in conto capitale per recuperare la ritardata manutenzione e consistente programma relativo alle spese in conto capitale per altiforni e impianti per la produzione di acciaio, come il rifacimento del rivestimento interno dell’altoforno n.5”. E il “supporto di consistenti linee di credito disponibili pari a oltre 5 miliardi di euro”.