di Cesare Lanza
Scommettiamo che, per le imminenti nomine nelle aziende di Stato, assisteremo al solito, indecoroso, scenario di manovre, intrighi, compromessi tra le forze, politiche e no, dell’irriducibile Casta? Temo di sì. La speranza è che il governo, oggettivamente debole, possa fare della debolezza la sua forza, e che due gentiluomini (cauti ma onesti) come Gentiloni e Mattarella riescano a imporre la strada, sempre virtuosa, della trasparenza. Gentiloni, come capo del governo, ha un ruolo operativo. Mattarella no, ma come presidente della Repubblica è il garante dell’equità e dell’onestà, della ricerca del bene comune. Tuttavia non credo che ce la faranno per questo motivo: per loro è prioritaria (intento discutibile, ma istituzionalmente comprensibile) la durata del governo e saranno impegnati a evitare qualsiasi scossone e trabocchetto. E dunque, evitando – oggi – di entrare nella tempesta dei nomi che circolano, mi permetto di ricordare ai due presidenti, e di segnalare ai lettori, tre essenziali criteri per arrivare a scelte dignitose. Le scadenze riguardano (tra tante altre) Eni ed Enel, Poste e Finmeccanica, ora ribattezzata (con sperpero di denaro e di tempo) Leonardo. Il mandato Rai non scade, ma sarebbe opportuno metterci le mani, alla luce dell’inefficienza del suo leader. I criteri mi sembrano tre: 1. L’integrità morale e professionale. 2. L’indiscutibile competenza manageriale nel settore. 3. La disponibilità ad accettare compensi (e liquidazioni!) proporzionate ai risultati ottenuti: certe scandalose esagerazioni indignano l’opinione pubblica. Mattarella e Gentiloni, saremmo davvero felici se riuscirete a difendere almeno questi confini.
di Cesare Lanza, La Verità