Le prossime presidenziali francesi rischiano di passare alla storia come le elezioni più controverse della V Repubblica. Mentre la sinistra si ritrova a dover raccogliere i cocci seminati negli ultimi cinque anni durante il mandato di Hollande, la destra deve fare i conti con una serie di scandali legati a presunti impieghi fittizi, in cui sarebbero coinvolti familiari e assistenti dei candidati.
In seguito alle rivelazioni pubblicate dal settimanale satirico Le Canard Enchainé, il candidato dei Républicains, François Fillon, si è ritrovato al centro di un’inchiesta preliminare riguardante dei compensi ricevuti dalla moglie Penelope per un lavoro da assistente parlamentare mai svolto. A questo si aggiungono poi le collaborazioni di due dei suoi figli, che avrebbero lavorato con il padre in veste di avvocati senza però averne il titolo.
Un caso analogo si è verificato anche nel Front National. Oltre a essere sotto inchiesta per finanziamenti illeciti, il partito guidato da Marine Le Pen è finito sotto accusa per aver stipendiato alcuni assistenti con i soldi di Strasburgo, facendoli però lavorare a Parigi con incarichi che nulla avevano a che fare con l’Europarlamento.
Dopo una perquisizione avvenuta lunedì nella sede del Front National a Nanterre, ieri sono stati posti in stato di fermo due stretti collaboratori di Marine Le Pen: la sua guarda del corpo, Thierry Legier, e il capo gabinetto, Catherine Griset. I due sono stati interrogati dall’anticorruzione per tutto il pomeriggio, fino a quando gli inquirenti hanno deciso di inserire Griset nel registro degli indagati per abuso d’ufficio.
Questi scandali non sembrano aver avuto lo stesso impatto sulle campagne elettorali dei due candidati. Dato inizialmente come favorito nella corsa all’Eliseo, Fillon ha pagato a duro prezzo il Penelopegate, precipitando rovinosamente nei sondaggi. A differenza del suo avversario, Marine Le Pen non sembra aver accusato il colpo, restando in testa nelle intenzioni di voto al primo turno.
Secondo un sondaggio pubblicato martedì da BFMTV, la leader del Front National si aggiudicherebbe senza problemi la prima tornata elettorale con il 28% dei voti, battendo François Fillon, fermo al 20%, e Emmanuel Macron, al 18%. Anche se al ballottaggio viene data perdente contro qualsiasi candidato, l’eurodeputata continua a guadagnare terreno, quasi incurante delle accuse che gli sono state rivolte.
Ma se i due leader sono coinvolti in affari pressoché simili, perché l’elettorato francese ha usato “due pesi e due misure” per giudicare i candidati?
Le ragioni che sono alla base di una simile divergenza sono da ricercare negli effetti che questi scandali hanno avuto sull’opinione pubblica. Nonostante si tratti in entrambi i casi di distrazione di fondi pubblici, François Fillon avrebbe l’aggravante di aver intascato del denaro proveniente dalle casse dello stato impiegando membri della sua famiglia. Agli occhi dei suoi sostenitori, il leader del centrodestra ha perso ogni credibilità, compromettendo definitivamente la sua immagine pubblica. Quegli “sforzi” richiesti ai francesi per “raddrizzare” economicamente il paese attraverso un programma di austerità suonano ormai inattendibili per gli elettori di centrodestra.
Nel caso di Marine Le Pen, invece, gli impieghi fittizi riguarderebbero “solamente” dei collaboratori, impiegati in affari riguardanti il partito. Nulla a che vedere con il rivale repubblicano, reo di aver sottratto denaro pubblico alla sua stessa famiglia politica.
L’elettorato frontista si è dimostrato più indulgente rispetto a quello repubblicano, a riprova del fatto che il partito può ormai contare su una base più solida e strutturata. L’80% dei francesi che si è dichiarato pronto a votare Marine Le Pen si è detto sicuro della scelta, convinto che non cambierà idea nelle prossime settimane.
Commentando i fermi di ieri, la leader dell’estrema destra ha denunciato “un complotto” di natura ideologica. Giocando la carta del vittimismo politico, Marine Le Pen può far leva sui sentimenti anti-europeisti dei suoi simpatizzanti, accentuando le sue posizioni anti-sistema. Aver sottratto fondi all’Unione Europea potrebbe rivelarsi addirittura una mossa vincente, visto che Bruxelles è sempre stata additata come “il nemico” da combattere, simbolo di quel “mondialismo economico e finanziario” che minaccia lo sviluppo nazionale.
Intanto, la leader del front National sarà costretta a rimborsare 339mila euro al Parlamento Europeo. Per recuperare la somma, Bruxelles attingerà direttamente dalla sua indennità di eurodeputata, visto il rifiuto di rendere spontaneamente i soldi.
THE HUFFINGTON POST