di Ettore Martinelli
L’appello contro il voto è l’ultima uscita di un presidente che non sa essere super partes
Le volgari parole rivolte al Presidente emerito Giorgio Napolitano, in occasione di recenti esternazioni dello stesso sull’eventualità di anticipare la data delle elezioni politiche, non richiedono alcun commento. Del resto sono anni che il panorama politico italiano, anche riguardo lo stile, e’ squallido e disarmante. Detto questo nemmeno migliaia di cialtroni parlanti, possono distrarci dalla rilevanza e gravita’ del caso in questione. Giorgio Napolitano, nei giorni scorsi, ha parlato su elezioni, politica e istituzioni, ma non con il pacato tono del vecchio saggio, tutt’altro. Per questo, sommessamente e con il rispetto dovuto, la domanda sorge spontanea: l’ex Presidente a che titolo ha parlato? Da semplice cittadino, da Senatore a vita, da Capo dello Stato a riposo?
Io la mia idea me la sono fatta e da tempo. Le prerogative affidate al Presidente della Repubblica sono elencate in alcuni articoli della Costituzione. In riferimento ai poteri conferitegli (per brevità) in vicende elettorali, l’art 88 recita che ‘Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere anche una sola di esse’. Ebbene possiamo affermare che Giorgio Napolitano abbia interpretato in maniera a dir poco singolare il dettato costituzionale. Alcun ruolo ha il Presidente, che rappresenta la Nazione e tutti i cittadini, nella politica espressa dalle decisioni dei partiti. Riprova ne siano le lettere costituzionali dell’articolo 89 che, non lasciando adito a suggestive interpretazioni, dicono come nessun atto del Presidente sia valido senza controfirma di ministri o Presidente del Consiglio.
Ebbene ciò non ha riguardato l’Emerito Re Giorgio, il quale si spinse ad imporre il governo Monti per …. non mi sovviene, ah per controllare lo spread: incredibile ma vero. Ossia, incurante del ruolo super partes tipico del primo fra tutti, fece cadere Berlusconi – che del suo, e di altre, ce ne mise parecchio! – appellandosi al senso di responsabilità dovuto al Paese. Ne conseguì che la volontà del primo tra gli italiani, prevalse su quella della maggioranza del paese che a torto o ragione democraticamente scelse Silvio Berlusconi. Come dire, lo spread – di cui, fino a quei giorni, pochi ne conoscevano persino l’esistenza – vinse sulla democrazia. Io lo dissi anche a quel tempo, ma vigeva il reato di ‘lesa maestà’ per coloro che osavano divergere dalle idee anzi, per meglio dire, dai diktat di Re Giorgio. A seguito delle successive elezioni politiche ordino’ tutto, nonostante avesse appena finito di dire che non sarebbe stato disponibile a un secondo mandato. E allora prima Prodi dal bollito al fritto, poi Letta dal pizzino a Premier, poi Renzi insieme a lui unici a rimaner sereni, poi…la più imbarazzante, seppur meno rilevante e dal sapore tragicomico: solone da Bruno Vespa, coi soliti appelli alla responsabilità, sul perché votare si al referendum costituzionale. Per fortuna gli italiani che sino a quella sera erano indecisi, si tolsero ogni dubbio. Ma le risorse e le energie del Senatore a vita sono inesauribili. Per niente pago delle responsabilità che la storia prima o dopo gli addebitera’, continua a proclamare – ritagliandosi prezioso tempo tra una telefonata inopportuna e l’altra – con l’intento di condizionare per l’ennesima volta il destino del paese. Presidente Napolitano la smetta o cambi argomento perlomeno. Ci potrebbe offrire le Sue perle, dicendoci come la pensa sul continuo aumento del debito pubblico, sulla deflazione, sui disoccupati, sui precari e magari qualcosina anche su vicende non propio limpide che la riguardano. Si vada o no al voto anticipato, lo si farà comunque per meschine tattiche dell’uno o dell’altro. La Sua tattica è nota dai tempi del glorioso PCI, la Sua strategia no Presidente, e a veder come sinora è valso, e a chi è valso, il Suo atteggiamento responsabile, ci sveli la Sua strategia non ci lasci sgomenti, ci dia modo di correre al riparo e di cercare di rimediare.
Ettore Martinelli, La Verità