di Cesare Lanza
Scommettiamo che Rinascimento, il movimento appena fondato da Vittorio Sgarbi, avrà un felice sviluppo politico e culturale? Sgarbi possiede straordinarie qualità culturali, è coraggioso, non ha paura di niente e di nessuno, è generoso, polemico, ironico, un affabulatore sempre capace di incantare il pubblico, un trascinatore… Ho scritto tante volte che poteva (potrebbe) essere il leader ideale di una destra illuminata.
Se non lo è diventato, i motivi sono due. Il primo è che una destra illuminata non esiste. Il secondo è un suo difetto, in fondo veniale. Quale? Si è sporcato voluttuosamente l’identità (perfetta, da capopopolo) con smodate ed esagerate apparizioni televisive: sia per vanità e divertimento, sia per quelle necessità che definisco, nel caso mio e di molti altri, «alimentari», ovvero economiche. Ha conquistato un’immensa popolarità, ma nel nostro Paese, bigotto, i benpensanti non apprezzano la capacità di urlare «capra!capra!» e ridicolizzare qualsiasi avversario, no: lo spazio politico è riservato a ruffiani, corrotti e corruttori, furfanti d’ogni caratura. Sgarbi è anche un rimpianto, per me: mi sarebbe piaciuto, come amico, frequentarlo con assiduità. Purtroppo non riesco a sopportare il vezzo dei ritardi cronici, suoi o di chiunque altro. Sono andato a Roma ad ascoltare la sua conferenza per la presentazione del suo ultimo libro, Dall’ombra alla luce, da Caravaggio a Tiepolo: una meraviglia! Senza gli eccessi televisivi, ecco il miglior ministro della Cultura possibile. Se i governi si facessero per il merito e non per opportunità e affaracci. Perciò penso che Rinascimento avrà fortuna, ma temo – non quanta meriterebbe.
Cesare Lanza, La Verità