Il nuovo rapporto di Transparency International: piccoli miglioramenti per la percezione della corruzione nel pubblico, il Belpaese resta al 60esimo posto al mondo. Cantone: “In Europa restiamo in zona retrocessione, si vede qualche segnale di fiducia”
La corruzione ha attecchito nei sistemi pubblici dei due terzi dei Paesi analizzati da Transparency International. E’ quanto emerge dalla nuova edizione del Cpi, Corruption Perceptions Index che dal 1995 misura la percezione della corruzione nel settore pubblico in diversi paesi di tutto il mondo. Un lavoro che per il terzo anno di fila vede l’Italia migliorare, ma restare sotto la sufficienza.
Il lavoro di ricerca che Transparency International Italia presenta a Roma, insieme all’Anac, lega gli episodi di corruzione e ineguaglianza, “strettamente connesse e diventate ormai sistemiche”, con la crescita dei populismi che è stata la cifra del 2016 da poco concluso e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo.
“Il 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione nel settore pubblico e politico del 2016, ha ottenuto un punteggio inferiore a 50, su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo”, dice Transparency International. Nel nuovo rapporto sono più i Paesi che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati.
Ancora una volta Danimarca e Nuova Zelanda (90) guidano la classifica dei Paesi virtuosi, seguiti a ruota da Finlandia (89) e Svezia (88). “Non sorprende che questi stessi Paesi sono quelli che possiedono le legislazioni più avanzate in fatto di accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica”. All’opposto, Somalia (10), Sud Sudan (11), Corea del Nord (12) e Siria (13) chiudono tristemente la classifica. Per José Ugaz, presidente di Transparency International “Non possiamo permetterci il lusso di sprecare altro tempo. La lotta alla corruzione va portata avanti con la massima urgenza se davvero vogliamo che la vita delle persone del mondo possa migliorare”.
L’Italia segna un miglioramento del suo CPI per il terzo anno consecutivo, raggiungendo quota 47 su 100. Una pagella che vale il 60esimo posto al mondo, in risalita di una posizione. “Ancora troppo poco, soprattutto in confronto a i nostri vicini europei, ma il trend positivo è indice di uno sguardo più ottimista sul nostro Paese da parte di istituzioni e investitori esteri”, annota TI. Il trend positivo italiano ha origine dalla legge anticorruzione del 2012: da allora l’Italia ha riconquistato ben 12 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72° al 60° posto. Quelli che TI definisce “piccoli passi in avanti, ma ancora assolutamente insufficienti per potersi dire soddisfatti”. Non a caso, tra l’Italia e il livello di sufficienza stanno ancora Paesi quali Cuba, Romania, Giordania, Ungheria, Malesia e Croazia.
Secondo il presidente dell’Anac Raffaele Cantone emerge “un segnale a doppia faccia” .”Siamo terzultimi in Europa, l’anno scorso eravamo ultimi. Siamo quindi in zona retrocessione ma c’è un recupero della fiducia dei cittadini”. “II tasso resta oggettivamente molto elevato”. Cantone si dichiara “scettico” sulle classifiche legate alla percezione. “Paradossalmente un paese che sta contrastando la corruzione e quindi ne parla fa crescere la consapevolezza nei cittadini”.
La Repubblica