Segnalati casi di depressione grave in uomini che prendono finasteride per contrastare la caduta dei capelli: i bugiardini saranno modificati, la terapia va sospesa se compaiono i sintomi.
C’è chi, nei blog dedicati alla calvizie, fra il serio e il faceto sostiene che siano i capelli persi a far venire la depressione. Ma non è così, la malattia è un effetto collaterale della finasteride, un farmaco utilizzato nell’ipertrofia prostatica benigna e anche contro l’alopecia androgenetica, a dosaggi inferiori: l’Agenzia Italiana del Farmaco lo spiega in una nota recente sottolineando che a seguito delle segnalazioni i foglietti illustrativi saranno modificati per indicare questo effetto collaterale «nuovo».
Prime segnalazioni
Le virgolette sono d’obbligo perché la depressione come evento avverso da finasteride non è ignota ai farmacologi, anzi: si tratta di un effetto collaterale che era emerso con l’utilizzo nell’ipertrofia prostatica benigna, che prevede un dosaggio di 5 milligrammi al giorno, e che sporadicamente è stato descritto anche nell’uso contro la calvizie alla dose di un milligrammo. Negli ultimi vent’anni (l’autorizzazione all’impiego per l’alopecia androgenetica in fase precoce, in maschi dai 18 ai 41 anni, risale al 1998) i casi si sono accumulati e una revisione degli studi condotti sul tema, pubblicata tre anni fa, pur ammettendo che i dati sono scarsi e complessi da analizzare indicava già un “sospetto” di correlazione fra la finasteride e la depressione oltre che un legame possibile con un aumento del rischio di disturbi sessuali. Del resto questo farmaco inibisce la trasformazione del testosterone in diidro-testosterone, ormone che può “atrofizzare” i follicoli piliferi e che però, come il testosterone, è implicato nella regolazione del tono dell’umore.
Cautela
Lo scorso maggio in Inghilterra le segnalazioni hanno portato a un pronunciamento in merito, negli Stati Uniti esiste perfino la Post-Finasteride Syndrome Foundation che si occupa di fare ricerca per chiarire gli eventi avversi da finasteride; adesso anche l’AIFA, pur sottolineando che i casi di depressione grave e idee suicidarie sono rari, ha preso posizione stabilendo di inserire nel foglietto illustrativo del prodotto prescritto per l’alopecia androgenetica l’indicazione di questi possibili eventi avversi, indicando che hanno una frequenza “non nota”. Il Comitato di Valutazione del Rischio per la Farmacovigilanza dell’AIFA infatti «ha concluso che le evidenze a supporto di una relazione causale tra uso di finasteride (un milligrammo al giorno) nell’alopecia e depressione sono piuttosto limitate – si legge nel documento –. Ciò è dovuto alla difficile interpretazione dei casi spontanei riportati, come pure alle caratteristiche della popolazione trattata che può essere più incline all’occorrenza di disturbi di tipo psichiatrico rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, tenendo conto della possibile spiegazione meccanicistica e dei casi segnalati, si è ritenuto che ci fossero sufficienti prove a supporto per concludere su almeno una possibile relazione tra depressione e finasteride a questo dosaggio». Gli esperti AIFA sottolineano perciò che in caso di sintomi di depressione il trattamento deve essere sospeso e secondo alcuni esperti sarebbe opportuno non prescriverlo nei soggetti ad alto rischio; con i disturbi dell’umore non si scherza e, anche se veder cadere i capelli certo non tira su il morale, il motivo per cui si è giù di tono potrebbe essere il farmaco e non la calvizie.
Elena Meli, Corriere.it