La snapstreak, uno degli strumenti più popolari e controversi della app, è in fase di sperimentazione anche sulla piattaforma di Facebook
Non è la prima volta che Facebook imita una funzione di Snapchat, ormai sempre più simile a un laboratorio dove vengono novità poi riprese da altri. Dalle Storie (riprodotte su Facebook ma soprattutto su Instagram) fino alla fotocamera con effetti e maschere, la mossa di Zuckerberg è chiara: copiare le funzioni di maggiore successo dei potenziali rivali in modo da stroncarne la crescita.
Una strategia che, a giudicare dalle difficoltà di Snapchat, sta funzionando e che il colosso di Menlo Park non sembra intenzionato a modificare. Lo dimostra il fatto che sono in corso di sperimentazione su Messenger anche le snapstreak, una delle funzioni più popolari e controverse del social network fondato da Evan Spiegel. Si tratta di un indicatore che segnala da quanti giorni consecutivamente si sta interagendo via chat con uno dei propri amici, e che riparte da zero se per caso un giorno non si comunica con quella persona.
Su Snapchat la funzione ha l’icona di un fuocherello, mentre su Messenger – a giudicare dalle immagini postate dagli utenti che si sono ritrovati inaspettatamente la funzione attiva – dovrebbe sfruttare un’immagine a forma di fulmine (al momento appare anche una clessidra), affianco alla quale compare il numero che indica i giorni di interazioni quotidiane.
Detta così, potrebbe sembrare uno strumento innocuo. In verità, la snapstreak è una delle funzioni in grado di creare maggiore dipendenza , soprattutto tra i giovanissimi. Ci sono casi di strisce consecutive che arrivano fino a mille giorni (e che vengono pubblicizzate dalla stessa Snapchat); di ragazzi che chiedono ai genitori di prendersi cura della “streak”, se per esempio si trovano in vacanza all’estero, e di interruzioni della striscia che vengono vissute come amicizie che si rompono.
La maggior parte delle funzioni dei social network sono progettate appositamente per creare dipendenza, ma la snapstreak che sta per arrivare anche su Messenger (e che ovviamente avrà un altro nome) ha una particolarità tutta sua: a fronte degli aspetti controversi che la caratterizzano, non porta alcun beneficio.
La Stampa