Amazon assicura: “Rispetteremo i tempi delle consegne, la maggior parte dei dipendenti è al lavoro, assente solo il 10%”. Ma per la Fisascat Cisl l’adesione al primo turno già supera il 50%, e sarà totale con l’ultimo turno di lavoro, quello notturno
Al via il Black Friday, e al via il primo sciopero dei dipendenti di Amazon Italia, nello stabilimento di di Castel San Giovanni (Piacenza). La protesta è partita stamane con il primo turno di lavoro. Davanti al cancello del magazzino ci sono molti lavoratori, con le bandiere di Cgil, Cisl, Uil e Ugl che stanno dando corso a una protesta pacifica.
L’azienda assicura che verranno rispettate “le promesse che facciamo ai nostri clienti”, e che l’adesione al momento non supera il 10% “Il centro di distribuzione di Amazon di Castel San Giovanni fa parte di un network italiano ed europeo. Restiamo focalizzati nel mantenere i tempi di consegna ai clienti per la giornata del Black Friday e per le giornate successive. La maggior parte dei dipendenti è al lavoro”, assicura Amazon. “Non siamo preoccupati. Restiamo focalizzati sulle garanzie date a chi ci fa gli ordini anche in questo giorno così particolare. Non sono in grado di dire quale sarà l’adesione. Ma proveremo in tutti i modi a rispettare i nostri impegni”, ribadisce il direttore operazioni del magazzino, Salvatore Schembri Volpe.
Diversa la versione dei sindacati: “Al primo turno operativo, che inizia alle 6 e si conclude alle 14, ha aderito allo sciopero oltre il 50% dei lavoratori”, dice Francesca Benedetti, segretaria Fisascat Cisl di Parma e Piacenza, aggiungendo che però “la situazione paradossale è che nel frattempo Amazon può chiamare altri lavoratori”, e questo spiega la difformità dei dati.
In ogni caso il picco dell’adesione alla protesta si dovrebbe avere quando arriverà il turno notturno, dalle 22.45 fino alle 5.30. La protesta si estende anche agli interinali, che rischiano di non essere più chiamati, ma hanno comunque in parte aderito.
Alla protesta dei lavoratori di Castel San Giovanni hanno aderito anche 9 siti in Germania. Sostegno anche dai lavoratori in Francia. “Il sindacato europeo – prosegue Benedetti – ci ha comunicato che anche i 9 siti Amazon in Germania si sono uniti alla nostra protesta e quindi e stanno praticamente bloccando la produzione”. Questo segnale “dà ancora più valore alla nostra protesta perché facciamo capire in questo modo che non è solo il sito di Castel San giovanni che ha problemi con questa azienda, ma anche in tutt’Europa e in tutto il mondo dove Amazon è presente condiziona la vita delle persone e crea delle condizioni di lavoro che non sono assolutamente compatibili con la nostra cultura che è una cultura fatta di tutele”.
I lavoratori non chiedono solo uno stipendio più alto del minimo contrattuale che applica Amazon, ma anche condizioni di lavoro migliori. Ogni giorno, per movimentare i pacchi, i lavoratori di Castel San Giovanni percorrono infatti fra i 17 e i 20 chilometri.
Ai lavoratori arriva stamane la solidarietà della segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan: ‘Black Friday. Pieno sostegno della cisl ai lavoratori di Amazon che scioperano oggi. Giusta la protesta di Fisascat e Felsa. Il lavoro non e’ una merce. Non va calpestata la dignità dei lavoratori. Amazon apra un confronto con il sindacato per corrette relazioni industriali, stabilità occupazionale, salari dignitosi”, scrive su Twitter.
Anche il segretario della Uil Carmelo Barbagallo sottolinea come “Quello odierno in Amazon è il primo grande sciopero nell’epoca dell’impresa 4.0. E ha un valore simbolico enorme perché sia chiaro che il progresso, l’innovazione e la modernità non devono andare a scapito dei diritti e degli interessi dei lavoratori”.
Solidarietà ai lavoratori di Amazon anche da parte di tre senatori del partito Democratico Daniele Borioli, Salvatore Tomaselli e Stefano Vaccari, che stigmatizzano il comportamento dell’azienda, che ha dato vita a “un nuovo modello di sfruttamento, precarizzazione, dequalificazione e de-rappresentazione del lavoro”: “Non è un caso – concludono – se i vertici aziendali di Amazon, nei messaggi di queste ore, insistono molto sul richiamo a un rapporto diretto tra i dipendenti e il management: la destrutturazione della rappresentanza sindacale è uno dei pilastri del modello di relazioni che fonda la nuova frontiera del capitalismo globale. Un modello che non dà né spazio né luogo per rifondare la funzione di una sinistra alle corde in tutta Europa. E che per questo è bene contrastare con una netta scelta di parte”.
Ma intanto già in vista del Natale l’azienda chiede di fare “il ‘sei su sette’, cioè un giorno in più a settimana e quasi tutti i giorni “chiedono di uscire dopo mezz’ora, un’ora e due ore di straordinario”, racconta alla web radio della Cgil, articolo 1, una delegata Beatrice Moia: “Il cuore di questa vertenza, ancor prima della parte economica, è proprio l’organizzazione del lavoro. Non vorremmo chiamare in causa il sistema sanitario: scioperiamo per avere un luogo di lavoro in cui la salute sia tutelata, e i lavoratori non siano esausti dopo i turni di lavoro. Perché invece di presunti ‘benefit, amazon non commenta quella che, nella narrazione aziendale, viene chiamata ‘the offer’? e spieghi anche pubblicamente i motivi di questa policy aziendale controproducente per i lavoratori”.
Rosario Amato, Repubblica.it