Nei primi anni il gettito sarà tra i 100 e i 200 milioni. Introdotto un credito di imposta per evitare la doppia imposizione sulle imprese residenti
È stato presentato un nuovo emendamento alla manovra per introdurre la web tax all’italiana. Una misura che nei primi anni può portare un gettito «tra i 100 e i 200 milioni di euro. A regime gli introiti potranno arrivare a un miliardo». Il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, illustrando il suo emendamento che introduce l’imposta sulle transazione digitali, «parla di una cifra non enorme, ma nemmeno trascurabile». La somma sarebbe frutto di una cedolare al 6 per cento sui ricavi per tutte le aziende. Per evitare però la doppia imposizione su quelle residenti – e colpire di conseguenza solo i colossi del web – viene introdotta per chi ha la stabile organizzazione una detrazione dell’imposta versata.
La web tax punta a tassare i ricavi digitali prodotti in Italia dalle aziende cosiddette Over the top, e cioè i colossi come Google e Facebook. Queste due aziende, ad esempio – come riporta la relazione all’emendamento – hanno eluso imposte per 550 milioni nel triennio 2013-2015. L’emendamento è in sostanza una rielaborazione del disegno di legge presentato da Mucchetti lo scorso anno. Ora però è stato presentato come emendamento alla manovra e con un’aliquota più bassa: «C’è la speranza ragionevole che il governo lo sostenga», spiega il senatore Pd. Sul testo infatti hanno lavorato anche i tecnici del ministero dell’Economia. Nei prossimi giorni verrà sottoposto al voto della commissione Bilancio.
Secondo il senatore l’emendamento si basa su tre pilastri. Il primo è un’azione di monitoraggio da parte dell’Agenzia delle entrate. Il secondo punto, conseguente al primo, è l’accertamento della stabile organizzazione, che verrà fatto proprio dall’Agenzia delle entrate attraverso due soglie: una è quella di 1.500 transazioni, l’altra di 1,5 milioni di ricavi in sei mesi. Se le soglie dovessero essere superate, l’azienda sarà convocata per accertare la sua posizione. Il terzo punto invece è proprio la tassa sui ricavi.
«Questa formulazione protegge in modo totale le imprese italiane», spiega Mucchetti rispondendo alle critiche di chi parla di doppia imposizione. E’ stato infatti introdotto il credito di imposta per le imprese che pagano già le tasse in Italia. Il credito di imposta può essere usato per diminuire l’importo del versamento dell’Ires o dell’Irap.
Nicola Lillo, La Stampa