Gli operatori vanno in pressing sui parlamentari che si preparano a imporre la fatturazione ogni 30 giorni. La tesi delle aziende – forse paradossale – è che i tredici pagamenti annui rappresentano un vantaggio per i clienti con il cellulare
Ora, in vista della decisione delle Camere, le società chiedono che la bolletta a 28 giorni possa restare in campo e rimanga legittima almeno per la telefonia mobile. La richiesta delle società è supportata da un’argomentazione che può far discutere: questa cadenza di fatturazione a 28 giorni, paradossalmente rappresenterebbe un vantaggio per i clienti mobili.
I lobbisti delle società spiegano ai parlamentari che la maggior parte dei clienti mobili ha un tesoretto di chiamate, sms e giga di traffico che è libero di utilizzare. Consumato questo tesoretto, però, il cliente comincia ad andare in mare aperto. Comincia, cioè, a pagare a consumo con esborsi che possono essere anche molto dolorosi.
Ora la fatturazione classica – quella mensile – comporta che il cliente utilizzi il tesoretto durante 30 o 31 giorni. Dunque, questa persona più facilmente esaurirà la sua riserva di chiamate, sms, giga – in 30 o 31 giorni – per finire nel mare aperto e in tempesta del pagamento a consumo. Viceversa la fatturazione a 28 giorni rende questo rischio di sforamento e superamento del tesoretto più basso. Non solo.
La bolletta a 28 giorni, che produce 13 bollette in un anno, procura al cliente anche 13 ricariche nell’anno del famoso tesoretto mensile collegato alla sua offerta. Viceversa, la bolletta mensile porta con sé soltanto 12 ricariche nel corso dei 12 mesi.
E’ vero: le 13 bollette e la fatturazione a 28 giorni comportano un aumento della spesa annua per il cliente, nell’ordine dell’8.6 per cento.
Ma questo aumento sarebbe giustificato – questa la tesi delle società – da una maggiore disponibilità di telefonate, sms, giga di navigazione nell’anno. E questa fatturazione a 28 giorni rappresenterebbe anche un paracadute migliore contro le rovinose cadute di chi chiama o naviga molto, sforando i tetti di consumo della sua offerta.
Aldo Fontanarosa, Repubblica.it