A Tagadà la ministra interviene dopo la sentenza della Cassazione: è la legge. I genitori non possono evitare questa assunzione di responsabilità. L’autonomia dei ragazzi? Si può sperimentare il pomeriggio
«Anche i genitori devono essere consapevoli che questa è la legge». E che va attuata. Così la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli chiama in causa i genitori dopo che la sentenza della Cassazione – che ha condannato una scuola e il Miur per la morte di un ragazzino quindici anni fa – a maggio ha ribaltato le abitudini e gli usi sull’uscita dei ragazzi e delle ragazze dalle scuole medie. E’ quasi un richiamo ai genitori a cambiare uno schema che vale ormai da sempre e che comunque valeva quando i genitori stessi erano ragazzi. I loro figli ora non potranno più essere lasciati andare a casa da soli, ma devono essere consegnati ad un adulto: non vale più la dichiarazione di esonero di responsabilità che di solito i genitori firmano all’inizio dell’anno nei confronti della scuola. Assumendosi la responsabilità dell’autonomia dei loro teenagers, fino al compimento dei 14 anni. Dopo la sentenza della Cassazione la situazione è definitivamente trasformata e, a parere della ministra, solo una nuova legge potrà cambiare le cose.
«E’ in gioco l’incolumità dei ragazzi»
La palla torna dunque ai genitori perché, spiega di nuovo Fedeli, i presidi non possono fare altro che «attuare» le leggi dello Stato Italiano e il ministero non farà alcuna circolare perché «non ha questa funzione nè questa responsabilità», visto che si tratta di leggi a tutela «dell’incolumità dei minori».
Abbandono o nonni?
Le scuole si stanno organizzando, cercando soluzioni che evitino disagi e non aggirino divieti: l’importante ripetono al ministero è che i ragazzi vengano consegnati ad un adulto, potrebbe essere anche un genitore per classe, che poi però non si capisce che cosa debba fare degli e con gli studenti che gli sono affidati: li porta a casa o li «abbandona»? Ma intanto i presidi cominciano a invitare i genitori ad andare all’uscita da scuola o a mandare qualcuno. Tocca a loro, alle mamme soprattutto (e che poi nessuno si domandi perché il tasso di occupazione femminile è basso in Italia…), o per chi può alle babysitter. Fedeli consiglia i nonni perché «per loro è un gran piacere, andare a prendere i nipotini». Peccato che i tredicenni siano di solito più alti dei nonni medesimi e basta guardare le facce degli studenti nel servizio di «Tagadà» in cui interviene anche la ministra, quando la giornalista annuncia loro che d’ora in avanti dovranno tornare a casa per mano alla mamma, alla tata o ai nonni.
«L’assunzione di responsabilità»
Il nodo per ora non si può sciogliere: «Attenzione a non fare diventare questo caso un elemento di non assunzione di responsabilità da parte dei genitori nei confronti della legge», aggiunge Fedeli. Ma chi se non i genitori si deve assumere la responsabilità di rendere indipendenti e adulti i propri figli? La ministra consiglia un escamotage: andateli a prendere a scuola ma se «volete far sperimentare ai ragazzi un’autonomia – spiega sempre a Tagadà – lo si può fare non nel rapporto casa-scuola scuola-casa». Cioè al mattino si accompagnano i figli ma nel pomeriggio o nel week end li si fa uscire da soli, come se le ragioni di tutela della loro incolumità citate dalla legge non valessero più.
Gianna Fregonara, Corriere della Sera