Siamo ai piedi del Cupolone, ai margini di Piazza San Pietro, dove tutto è pronto ormai per la grande manifestazione di questa sera, in via Cavalleggeri numero 5, lo storico palazzo romano dell’AMA che ospita il “Presepe dei netturbini”, e che questa sera sarà visitato in forma solenne da uno dei vescovi più amati della Chiesa di Calabria, mons. Donato Oliverio, uno dei Padri riconosciuti della Chiesa bizantina degli italo-albanesi.
La storia di questo Vescovo così illustre è la storia più intima, ma anche più bella, dell’Arberia moderna. Dopo aver compiuto gli studi primari nella città natale, il giovane Donato Oliverio decide di seguire la sua vocazione sacerdotale, così nel 1969 entra nel Seminario Eparchiale di San Basile di Cosenza per poi passare al Seminario di Grottaferrata, dove consegue la maturità classica.
Si trasferisce a Roma, allievo del Pontificio Collegio Greco di Sant’Atanasio e della Pontificia università “San Tommaso d’Aquino”, dove consegue un Baccalaureato in filosofia e teologia. E al Pontificio Istituto Orientale, ottiene una licenza in scienze ecclesiastiche orientali.Dopo la rinuncia per motivi d’età del settantaseienne eparca Ercole Lupinacci, Papa Benedetto XVI, il 12 maggio 2012, lo nomina nuovo eparca di Lungro degli Italo-Albanesi.
La sua consacrazione episcopale avviene il 1º luglio successivo, per l’imposizione delle mani dell’eparca Ercole Lupinacci, assistito dal gesuita slovacco Cyril Vasiľ, arcivescovo titolare, titolo personale, di Tolemaide di Libia e segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e da Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano.
E sarà proprio lui, questa sera, insieme a Nicola Barone, straordinario protagonista della Chiesa laica, a portare in dono al “Presepe dei Romani”, ma c’è anche c’è chi lo chiama il “Presepe dei Papi”, una bellissima e preziosissima icona bizantina. “Il Presepe dei Netturbini – spiega una noita ufficiale- si trova nella sede AMA di Via dei Cavalleggeri al numero civico 5 e fu realizzato nel 1972 da un dipendente dell’azienda, Giuseppe Ianni, ora in pensione.
Grazie alla dedizione costante di Ianni e di alcuni volontari dell’azienda il presepe si è arricchito, di anno in anno, di nuovi particolari con l’intento di rappresentare la Natività come idea di pace e fratellanza tra tutte le popolazioni della terra. Non a caso l’insieme è composto da 2234 pietre provenienti da tutto il mondo che danno vita ad una scenografia che riproduce fin nei minimi dettagli le tipiche costruzioni della Palestina di 2000 anni fa. Papa Wojtyla lo visitava ogni Natale e, nel corso degli anni, da quando fu allestito la prima volta, è stato ammirato da più di due milioni di visitatori compresi capi di stato e leader religiosi.
Beatrice Nano, primapaginanews.it