Quarantotto anni, originaria di San Sebastian, un feeling con il nostro Paese nato con l’Erasmus e rafforzato dalle esperienze professionali. In mezzo, una parentesi in Michigan: “Pensavo di farcela, ma è stata dura”. Ora da presidente dell’area Emea della società ha davanti la sfida dell’integrazione con Indesit
Dal centro operativo europeo di Pero, la manager spagnola dovrà lavorare alla realizzazione del piano industriale che negli ultimi anni ha stanziato oltre 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo, nel rafforzamento della struttura industriale e nel rinnovamento di processi e prodotti. Il 75 per cento dei 350 milioni che il gruppo ha destinato per ricerca e sviluppo all’area Emea entro il 2018, riguardano i due poli di ricerca avanzata attivi nel Paese: lo stabilimento di Cassinetta di Biandronno, vicino Varese, polo regionale per i prodotti a incasso, microonde, frigoriferi e forni, e la sede di Fabriano, vicino Ancona, cuore dell’amministrazione e finanza e del customer service. Ma la partita più difficile resta l’integrazione con la Indesit, marchio storico italiano e player forte nel settore degli elettrodomestici in Italia, Inghilterra e Russia, acquisita nel 2014.
Il legame di Esther Berrozpe Galindo con l’Italia risale a quando era bambina, ci veniva in visita a uno zio cantante d’opera che si era trasferito a Milano. Ha imparato la lingua da autodidatta, con un libro e delle cassette registrate. È stata tra i primi studenti a usufruire del programma Erasmus promosso dall’Ue per agevolare la mobilità dei giovani in Europa e ha scelto l’Italia. Si è laureata in Economia e business administration nell’ateneo di Deusto a Bilbao, e all’università di Bergamo si è specializzata in Economia e Commercio internazionale.
Dopo un application a Bruxelles ha ottenuto uno stage ad Alessandria, “per un attimo ho pensato alla città egiziana” racconta, ma era in Piemonte, alla Paglieri Felce azzurra, storica azienda di cosmetici e saponi per il corpo. “Alla fine mi hanno assunta e sono rimasta lì tre anni: un’esperienza ricca e complicata”.
Ma la ragazza basca voleva conoscere una realtà internazionale ed è andata a lavorare nell’azienda americana Sara Lee, prima a Roma nella divisione tessile, poi a Biella dove è entrata a far parte del team operativo. In quel periodo ha conosciuto suo marito, un ingegnere italiano, “avevo desiderio di tornare in Spagna, l’ho convinto a seguirmi”. A Barcellona lavora presso il gruppo Wella, nella divisione cosmetici e profumi, finché nel 2000 entra in Whirlpool Emea, come direttore marketing. “Il destino – dice – mi voleva in Italia”. Infatti riapproda nel quartier generale varesino di Comerio, per guidare il team di Brand e la categoria Cooking. A Varese nel 2006 nasce suo figlio. Ormai in carriera, nel 2008 parte per gli Usa, nella sede principale di Whirlpool, a Tempton Harbor, nel Michigan, a un’ora e mezza da Chicago, dove è vice presidente Products & Brands; quando torna in Europa nel 2012 è numero due per i Mercati europei e a maggio dell’anno dopo diventa presidente Whirlpool Emea.
“La voglia di conoscere il mondo e culture diverse – spiega – è stato il mio chiodo fisso fin da piccola. Dipende da come ho vissuto la mia infanzia: sono nata negli anni della lunga dittatura e il mio paese era molto fermo. Questa idea chiarissima l’ho portata avanti quando è arrivata la democrazia e appena ho potuto l’ho messa in pratica”. Incoraggiata dalla famiglia, da un papà che per lavoro viaggiava molto e le diceva “magari avrai meno radici ma farai tante esperienze”, ha lasciato la Spagna e i tanti amici che aveva lì. “Sono una cittadina del mondo. Come lo è mio figlio, anche lui aperto al cambiamento. Ha vissuto negli Stati Uniti, parla quattro lingue: è stato fortunato. I bambini sono molto routinari, tutti questi spostamenti rompono gli equilibri, ma lui è abituato e noi cerchiamo di tenere qualcosa di fermo, la nostra famiglia, anche se in contesti diversi”.
La manager Whirlpool si ricarica correndo, un’ora al giorno, e legge, “divoro i libri, tanto che a volte non ricordo più il loro titolo”. Per la vita privata rimane poco tempo. “Bisogna essere molto selettivi, l’handicap del mio lavoro è che devo essere super organizzata, con un’agenda al minuto o quasi. Mi dedico alla famiglia, a mio figlio, con lui voglio essere presente”.
Curiosa e interessata ad apprezzare le diversità, propensa ad adattarsi ai cambiamenti: qualità che l’hanno aiutata ad aprirsi la strada nel lavoro. Il ricordo degli inizi, tuttavia, non è così dolce. “Ad Alessandria a 23 anni ho fatto molta fatica, non c’erano stranieri, mi sentivo sola. Avevo in testa tutto quel che avevo imparato all’università, ma la vita reale è altro. La capacità di guardarmi intorno mi è servita a comprendere il mercato, i meccanismi industriali, le abitudini e i comportamenti del consumatore”.
In Whirlpool, convivere e lavorare con persone diverse, fare squadra è sempre stata la regola. “Non voglio usare stereotipi, ma penso che la donna sia più portata a trovare soluzioni, io almeno sono sempre stata così, all’interno dell’azienda, con i clienti e con quelli con cui devo portare avanti i progetti”.
Momenti difficili non ne sono mancati. “Il periodo più duro nel mio percorso di carriera è stato quando mi sono spostata negli Usa: pensavo di essere pronta ma non lo ero, è stato un impatto forte, mi sono trovata in una realtà diversa in tutto, per la cultura e le dinamiche del mercato. Sono arrivata in un momento di crisi, in una fase molto negativa del nostro business e Whirlpool voleva trovare una via d’uscita. Sono stata parte di questo team. Magari qualcun altro non avrebbe accettato, invece alla lunga è stato un incentivo incredibile”.
La fase di integrazione con Indesit ora è un altro di quei momenti. La presidente Berrozpe Galindo non lo nega. Quello del ‘bianco’ è uno dei settori più in crisi dell’industria. “A livello mondiale continuiamo a crescere, siamo leader globale con 21 miliardi di fatturato nel 2016, per Whirlpool assieme ai prodotti Indesit, KitchenAid, Hotpoint e Bauknecht un anno record, e lavoriamo per migliorare e creare valore. Nella regione Emea i margini sono abbastanza contenuti perché ci sono investimenti molto pesanti, ma dobbiamo riuscire a confermare la nostra leadership. L’Europa è una regione complicata, dove il mercato cresce poco, è volatile, ha problemi strutturali ed è molto competitivo. Per svilupparsi occorre lanciare dei business diversi e creare nuove opportunità. L’acquisizione di Indesit ci aiuta a creare scala e business per produrre una crescita profittevole. E dobbiamo vincere in questo mercato, molto più grande degli States e dell’America latina. Se la nostra azienda diventa leader in Europa, lo sarà ovunque”.
L’integrazione delle due aziende ha comportato decisioni scomode. “Prima di vedere i profitti, abbiamo avviato un lavoro di base, ricercando le sinergie che servono a comporre un enorme puzzle con tasselli che non sempre si incastrano, dalla fusione culturale al fatto che abbiamo dovuto rivedere tutto l’assetto industriale, dalle fabbriche alla logistica fino al commerciale e al customer service. È un processo ben pianificato che richiede quattro anni: sono molto soddisfatta, sappiamo che alla fine dell’anno prossimo potremo dire che il processo sarà concluso e pensiamo a prendere vantaggio con un portafoglio di prodotti forti e con persone di alto talento. Noi non andiamo a produrre in Cina perché abbiamo un grande senso di responsabilità, in più non è sempre conveniente andare laggiù, quindi il compito è trovare soluzioni sostenibili nel tempo e minimizzare l’impatto sociale, pur dovendo ridurre il numero delle fabbriche perché ne avevamo troppe”.
Come rimanere competitivi era il punto di partenza per Berrozpe Galindo. Con sei siti produttivi invece di otto e due sedi amministrative, a Milano e a Fabriano. “Abbiamo integrato le piattaforme produttive in modo che ogni sito industriale produca cose diverse e Fabriano l’abbiamo specializzata più nella parte customer. Le nostre fabbriche italiane sono focalizzate su prodotti premium di gamma alta, per la qualità e la flessibilità nei piccoli dettagli e nella finitura di prodotti più complessi, con tante lavorazioni diverse per materiali e colori. La gamma bassa resta in paesi low cost come Turchia e Polonia”. Nella logistica, grazie al grande hub di Piacenza, l’Italia del Nord offre vantaggi per il trasporto degli elettrodomestici da incasso diretti in Germania, Spagna e Francia. “Sono convinta che abbiamo realizzato una struttura competitiva e specializzata, e che porteremo grandi benefici e risultati positivi all’azienda”.
Un lavoro iniziato da tanto tempo di cui si parla ancora poco è quello sulle ‘smart home’. “Gli elettrodomestici intelligenti arriveranno quando le case saranno sempre più connesse. Abbiamo già prodotti che parlano tra di loro, la lavatrice che manda segnali all’asciugatrice e questa si programma”. Qual è il valore aggiunto per il consumatore? “Servono a migliorare e ridurre le risorse di acqua e di energia. Abbiamo partnership con aziende che distribuiscono elettricità in diversi paesi per lavorare insieme su questo fronte. Noi spieghiamo come utilizzare al meglio le macchine e aiutiamo a capire come si risparmia. Per esempio non è vero che il ciclo lungo di una lavabiancheria fa consumare di più, è vero il contrario”. L’uso della diagnostica in remoto è un altro traguardo dell’elettronica. La maggior parte delle richieste di assistenza si rivela inutile. “L’obiettivo è come confezionare al meglio tutte queste opportunità affinché il consumatore capisca il valore del risparmio e sia disposto a pagarne il prezzo. Ed è questo l’ostacolo da superare”.
Patrizia Capua, Repubblica.it