Alla fine la ristrutturazione dei 700 metri quadri extra lusso adibiti a residenza del cardinale è costata 792mila euro. Papa Francesco ha voluto vederci chiaro: alla sbarra ci sono Giuseppe Profiti e Massimo Spina, rispettivamente ex presidente ed ex tesoriere dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Che, insieme al Governatorato, ha pagato i lavori
L’accusa del pm vaticano – Per volere di Bergoglio il 18 luglio 2017 si aprono nuovamente le porte del Tribunale penale della Santa Sede. Alla sbarra ci sono l’ex presidente e l’ex tesoriere dell’ospedale pediatrico, Giuseppe Profiti e Massimo Spina, che secondo il pm vaticano “hanno utilizzato in modo illecito, a vantaggio dell’imprenditore Bandera, denaro appartenente alla Fondazione Bambino Gesù, denaro del quale entrambi avevano la disponibilità in ragione delle funzioni dagli stessi ricoperte. In particolare sono stati pagati per fini completamente extraistituzionali euro 422.005,16, utilizzandoli per effettuare lavori di ristrutturazione edilizia di un immobile di proprietà del Governatorato, destinato a residenza del Segretario di Stato emerito, per avvantaggiare l’impresa di Gianantonio Bandera. Reato commesso nella Città del Vaticano, dal novembre 2013 al 28 maggio 2014”.
Giuseppe Profiti – Legatissimo a Bertone che lo volle a capo del Bambino Gesù, Profiti, nato a Catanzaro, classe 1961, è un vero e proprio manager della sanità cattolica. Ex ufficiale della Guardia di finanza ed ex direttore generale delle Risorse finanziarie della Regione Liguria, fu proprio a lui che il consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor, nel 2011, diede piene deleghe per la gestione operativa dell’ospedale San Raffaele fondato da don Luigi Verzé, grande amico di Silvio Berlusconi. Il sacerdote si era poi autosospeso dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, che intanto era già in mano allo Ior e alla famiglia Malacalza, a seguito dei numerosi scandali finanziari che lo avevano travolto. Appena un mese prima di quella nomina, Profiti era stato condannato in appello a sei mesi di reclusione con la condizionale. L’ex direttore delle Risorse finanziarie della Regione Liguria era stato ritenuto responsabile di concorso in turbativa d’asta nell’inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti delle mense ospedaliere di Savona. Con l’arrivo di Bergoglio a Roma Profiti era stato subito congedato e aveva chiesto aiuto ai suoi amici, tra i quali, il cardinale Francesco Coccopalmerio recentemente travolto dalla scandalo che ha visto protagonista il suo segretario beccato dalla Gendarmeria Vaticana nel suo appartamento mentre era in corso un festino gay a base di droga.
Massimo Spina – Ugualmente fedelissimo di Bertone è l’altro imputato del processo, Spina, campano, nato a Piano di Sorrento, classe 1960, anche lui manager di lungo corso nella sanità cattolica. Il suo nome compare anche nell’inchiesta sul “Giubileo della cricca” che ha visto protagonisti il cardinale Crescenzio Sepe, l’ex provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci, il costruttore Diego Anemone, l’ex numero uno della Protezione civile Guido Bertolaso e l’ex ministro berlusconiano Pietro Lunardi. All’epoca delle indagini emerse, infatti, anche un’intercettazione telefonica di monsignor Giovanni Ermes Viale, allora capo ufficio della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli guidata proprio da Sepe, che chiedeva a Balducci di aiutare la figlia di Spina a superare il concorso per l’ammissione al corso di laurea in Architettura presso l’Università La Sapienza di Roma.
Gianantonio Bandera – Non è indagato, invece, l’imprenditore che ha effettuato i lavori di ristrutturazione dell’attico di Bertone. Si tratta di Gianantonio Bandera proprietario dell’impresa edile Castelli Re anche lui da sempre legatissimo al porporato salesiano. Fu proprio l’arcidiocesi di Genova, guidata da Bertone dal 2002 al 2006, a nominare Bandera magistrato della Misericordia, la fondazione che amministra i beni della curia del capoluogo ligure destinati ai poveri e che possiede un patrimonio enorme di lasciti immobiliari. Ma grazie al porporato salesiano l’imprenditore ha fatto diversi lavori: dai parcheggi con centinaia di posti auto nelle parrocchie genovesi al posto dei campetti degli oratori, ad auditorium, uffici e laboratori realizzati nell’ospedale Bambino Gesù nel periodo della presidenza di Profiti.
Una ristrutturazione da 792mila euro – Sono sette le fatture emesse dall’impresa Castelli Re, per un importo di 422mila euro, pagate dalla Fondazione Bambino Gesù per i lavori dell’attico di Bertone. Ma esistono altre quattro fatture, per un totale di 307mila euro, che la stessa ditta ha presentato al Governatorato vaticano che ha poi chiesto a Bertone di coprire le spese. A questa cifra, che era quella del preventivo presentato dalla Castelli Re, si sono poi aggiunte opere per 29mila euro. A essi vanno sommati ancora le maestranze e i materiali messi a disposizione dal Vaticano che si aggirano sui 27mila euro e quelli di ditte terze che ammontano a poco più di 5mila euro. Un totale quindi di 370mila euro che sommati ai 422mila euro pagati dal Bambino Gesù arrivano alla cifra stratosferica di 792mila euro.
Profiti: “La ristrutturazione fu un’operazione di fundraising” – Profiti ha sempre ammesso tutto spiegando che “l’idea di fondo era quella di promuovere incontri con aziende, personaggi, diciamo così, istituzionali ai quale illustrare le attività del Bambino Gesù, fare comunicazione e quindi fundraising. È vero: con i soldi stanziati da noi è stata ristrutturata una parte della casa del cardinale Bertone cercando di ottenere in cambio la disponibilità di potere mettere a disposizione l’appartamento”. L’ex manager ammette, inoltre, di aver ricevuto le fatture dalla ditta di Bandera e aggiunge pure di ricordare l’esistenza di “una lettera con la quale la stessa società si impegnava a fare una donazione al Bambino Gesù per un importo corrispondente”. Alla domanda se Bertone era a conoscenza di tutto ciò, Profiti risponde: “Confesso che questo non lo ricordo, se sia stato comunicato o meno. Credo di aver chiesto al cardinale se c’era questa disponibilità a fare incontri istituzionali, anche culturali diciamo. E se c’era questa sua disponibilità, si poteva contribuire. Credo lui abbia detto di sì”. Diversa è stata, invece, la posizione di Bertone: “Escludo in modo assoluto di aver mai dato indicazioni o autorizzato la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento”, aveva detto il porporato allo scoppio del caso precisando di aver “saputo poi di un contributo dato dalla Fondazione Bambino Gesù” allo scopo.
Francesco: “Il cancro più forte di un ospedale è la corruzione” – Ora il Papa, che non ha mai nascosto la sua irritazione per la scelta di Bertone di continuare a vivere in Vaticano da pensionato, vuole finalmente vederci chiaro. “Il Bambino Gesù – ha detto Bergoglio – ha avuto una storia non sempre buona quando i medici sono diventati affaristi facendo di un ospedale pediatrico un’impresa”. Francesco, non nuovo a forti richiami contro la corruzione, ha tuonato con forza: “Non si possono fare affari corrotti con i bambini!”. E ancora: “Il cancro più forte di un ospedale è la corruzione. Oggi una mancia qui, domani una tangente là e si finisce pian piano senza accorgersene nella corruzione. In questo mondo in cui si fanno affari sporchi, il Bambino Gesù deve dire di no. Peccatori sì, corrotti no”.
Francesco Antonio Grana, Il Fatto Quotidiano