Si celebra oggi la Giornata Mondiale senza Tabacco: il fumo è riconosciuto dall’Oms come uno dei più gravi problemi di salute pubblica al mondo, è la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile; quasi 6 milioni di persone perdono la vita ogni anno per i danni da tabagismo e fra le vittime oltre 600.000 sono non fumatori esposti al fumo passivo cioè al fumo che viene inalato involontariamente da coloro che vivono a contatto con uno o più fumatori.
Tra 70 e 83mila decessi per il fumo
In Italia continua a fumare un cittadino su quattro, il 22% della popolazione, pari a 11,5 milioni di persone. Il fumo di tabacco rappresenta la principale causa di morte nel nostro paese: si contano ogni anno dai 70.000 agli 83.000 decessi e oltre il 25% avviene tra i 35 ed i 65 anni di età.
Smettere è meglio, sempre. Non esiste una dose sicura
«Il fumo è, infatti, la prima causa di morte nei Paesi industrializzati: secondo l’American Cancer Society è responsabile di circa il 30% di tutti i decessi. In Italia questa stima corrisponde a più di 180mila morti evitabili l’anno, decessi in larga parte riconducibili a malattie cardiovascolari, tumori e malattie dell’apparato respiratorio. E sono tra 70mila e 83mila le morti l’anno per patologie fumo correlate» spiega Marco Alloisio, Presidente LILT Milano e Coordinatore Unione Regionale LILT Lombardia e responsabile della Chirurgia Toracica di Humanitas. «L’ultimo rapporto Aiom-Airtum sui ‘Numeri del cancro’ sottolinea che evidenze riguardanti l’esposizione al fumo passivo e il rischio di tumori, soprattutto quello del polmone e delle vie aero-digestive superiori, confermano che non esiste una dose sicura per l’esposizione al fumo. Smettere di fumare, invece, riduce, dopo 5 anni, del 50% il rischio di sviluppare tumori del cavo orale, dell’esofago e della vescica e, dopo 10 anni, di morire per carcinoma del polmone». Il numero verde contro il Fumo dell’Osservatorio Fumo Alcol Droghe dell’Istituto Superiore di Sanità (800.554088).
L’eurobarometro: il fumo e gli europei
L’Eurobarometro diffuso ieri a Bruxelles mostra che, in Italia, si inizia a fumare mediamente prima (a 17 anni mentre nel paese dove si inizia più tardi, la Lituania, l’età è di 19,9 anni) e si smette dopo (all’età media di 42,6 anni contro la media europea di 38,6). E i fumatori che hanno tentato di spegnere la sigaretta? In Italia sono diminuiti rispetto alla precedente indagine del 2014 e comunque solo il 24% dichiara di averci provato (l’Italia è seguita solo dalla Bulgaria) mentre nei paesi del Nord le percentuali salgono all’82% dei fumatori svedesi e l’80% dei danesi. Il nostro paese, infatti, è al quarto posto dei paesi europei quanto a numero di fumatori che non hanno proprio neppure preso in considerazione di smettere.
Sigarette elettroniche? No grazie!
Gli italiani ricorrono poco alle sigarette elettroniche (il 90% non le usa), ma si evidenzia come paese europeo in cui pochissimi le considerano pericolose (il 34%, contro la media europea di 55%). Eppure, privi di rischi non lo sono affatto. Al contrario, i vapori delle «sigarette elettroniche possono causare seri danni alla salute». È quanto rivela un studio realizzato da un gruppo di ricerca multidisciplinare del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna – coordinato da Moreno Paolini – i cui risultati sono stati da poco pubblicati sulla rivista Scientific Reports-Nature.
Lo studio, condotto su animali, voleva indagare gli effetti dei vapori delle “e-sig”. «A livello polmonare – spiega Paolini – i vapori delle sigarette elettroniche producono un effetto inducente sugli enzimi bioattivanti, mentre inibiscono quelli detossificanti: un insieme di perturbazioni che, se confermate sull’uomo, potrebbe portare alla trasformazione di sostanze pre-cancerogene in cancerogeni finali».
Tra gli effetti dei vapori c’è una diminuzione della capacità antiossidante del tessuto polmonare, l’aumento della produzione di radicali liberi e un aumento dei livelli di colesterolo e degli acidi grassi saturi. «Ma la scoperta senza dubbio più preoccupante – aggiunge Donatella Canistro, ricercatrice Unibo e principal investigator dello studio – riguarda la capacità che questi vapori hanno di danneggiare l’informazione genetica all’interno della cellula. Negli animali esposti alle e-cig, in particolare, sono stati osservati danni al Dna delle cellule del sangue. I sostenitori delle e-cig – aggiunge Canistro – pubblicizzano la minore emissione di sostanze nocive rispetto alle sigarette tradizionali. È necessario però fare chiarezza: meno pericoloso non significa privo di rischio».
In Europa, fuma un adolescente su tre
Intanto, in Europa, sale il numero degli adolescenti che fuma. Tra le persone di età compresa tra 15 e 24 anni, si è passati dal 25% di tabagisti nel 2014 al 29% nel 2017. Il commissario europeo Vytenis Andriukaitis ha invitato gli Stati membri a far rispettare le disposizioni della Direttiva sui prodotti del Tabacco che vieta di rendere attraenti le sigarette con lo scopo di attirare i giovani (e vieta aromi caratterizzanti, confezioni slim, pacchetti promozionali e di forma irregolare e con elementi fuorvianti sull’imballaggio). «Invito tutti gli Stati membri – ha detto il Commissario – a utilizzare tutti gli strumenti aggiuntivi a loro disposizione per proteggere i giovani e promuovere una società senza fumo».
IL SECOLO XIX