In Rai pioggia di nuovi collaboratori. E Monica Maggioni si dissocia dall’ad

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Nel 2016, la televisione di Stato firma 244 contratti con persone che non avevano mai lavorato in azienda o lo hanno fatto in anni lontani. Il presidente: così creiamo un nuovo bacino di precari senza governare il processo. Campo Dall’Orto: acquisite professionalità per aumentare l’offerta editoriale anche nel digitale

Un’azienda ciclopica – che ha 11 mila 303 dipendenti a libro paga – trova il modo di firmare 244 nuovi contratti di collaborazione nel corso del 2016 (tra esperti, quasi la metà, autori, filmaker, registi, presentatori, scenografi). I nuovi contratti – in gran parte “prime utilizzazioni” di persone al loro primissimo impiego in Rai – erano stati soltanto 48 due anni fa, nel 2014.

L’ad Antonio Campo Dall’Orto, che ha autorizzato ognuno di questi 244 nuovi contratti nel 2016, pensa di non avere niente di cui vergognarsi. In fondo la televisione di Stato ha potuto contare su 342 milioni di maggiori ricavi nell’anno tra canone in bolletta, pubblicità in crescita, risparmi e altre entrate. Non era scandaloso, dunque, destinare una piccola parte di questo tesoretto (24 milioni su 342) a un aumento dell’offerta televisiva, radiofonica e soprattutto digitale. E una maggiore offerta implica anche l’immissione di nuove forze, di nuovi professionisti.
Peraltro il costo medio dei contratti è relativamente basso: 11 mila 457 euro.

Ma il 4 maggio, in un Consiglio di amministrazione durato 10 ore, Campo Dall’Orto ha ricevuto critiche tambureggianti per questa generosa pioggia di contratti. Da almeno tre consiglieri (Borioni, Messa, Siddi). E soprattutto dal presidente Monica Maggioni che si è dissociata dalle scelte dell’amministratore delegato. Maggioni ha avvertito che si rischia di creare un nuovo bacino di precari senza peraltro governare il processo, senza avere ben chiaro il valore curriculare dei nuovi collaboratori.

Aldo Fontanarosa, La Repubblica