Scommettiamo che sarà Andrea Orlando l’uomo di punta del Pd per il governo, se si verificheranno alcune condizioni? Non è farina del mio sacco, ma una riflessione che mi arriva dall’interno del partito da una fonte che vuole restare anonima, ma mi è sembrata affidabile. «Poniamo», miha detto, «che Matteo Renzi vinca le primarie e che Orlando ottenga un buon risultato…». «Possibile?». «Probabile». «Poniamo poi che il Pd abbia un buon risultato alle elezioni, ma debba trovare alleati per il governo…». «È una possibilità». «Sappiamo che Renzi morirebbe dalla voglia di proporsi per Palazzo Chigi. Ma non gli sarà possibile». «E perché?». «Le ragioni sono due. Sergio Mattarella non si fida più di lui e gli alleati, di cui il Pd avrà bisogno, preferiranno un altro». «Andrea Orlando?». «Inevitabilmente. È quieto, riflessivo, misurato, non litiga mai.
Ha trovato spazio e sostegno, andando sempre d’accordo con tutti: da Walter Veltroni a Dario Franceschini, da Pier Luigi Bersani a Enrico Letta…». «Però Renzi voleva Nicola Gratteri come ministro della Giustizia». «Invece Giorgio Napolitano, che è un importante sostenitore di Orlando, lo ha imposto!». «E Paolo Gentiloni non avrà chance?». «Non credo. L’attuale premier è un traghettatore. E si creerà un’esigenza di discontinuità, Anche Renzi probabilmente (non soddisfatto dal livello di fedeltà di Gentiloni) gli preferirà Orlando. E gli alleati, come ho detto, sono stufi dell’arroganza di Renzi, mentre in Andrea avrebbero un mite Orlando e non certo un Orlando furioso…». Se non fosse per la sponsorizzazione di Napolitano, che ha fatto tanti danni, sarebbe un’ipotesi interessante. E come tale la riporto.
di Cesare Lanza, La Verità