Dalla Trueblue di Marco Bonesini a Lombardini 22, dove la metà dei professionisti è under 35. Intanto l’Ocse ci assegna il premio (poco ambito) per la forza lavoro più anziana d’Europa
1.Bonesini (Trueblue): si crede ancora al posto in grandi aziende
Trueblue è un paradosso. Riceve poche candidature rispetto alle posizioni che offre. La forza lavoro è molto giovane, 33 anni in media, ma stenta a trovare personale qualificato. Per la particolarità del business. Trueblue è un’azienda veronese specializzata nei servizi di marketing e di gestione della clientela per le aziende farmaceutiche. I cosiddetti Crm, Customer Relationship Management. «Verona non è una grande città come Milano — dice Marco Bonesini, fondatore e presidente del gruppo — e per questo spesso non troviamo le figure che stiamo cercando». Eppure Trueblue si trova a competere con le grandi multinazionali Usa nei bandi elaborati dalle aziende del Big Pharma come Novartis, Glaxo e Pfizer.
«Riscontro spesso una certa miopia da parte i giovani nel preferire un posto di lavoro in grosse aziende dove però le gerarchie sono molto definite». In Trueblue la filiera è molto più corta. Il management è a stretto contatto con il personale. Le prospettive di crescita sono più interessanti. Soprattutto in ambito commerciale. E all’estero. L’azienda sta aprendo una sede in Germania. È a caccia di collaboratori per ampliare la rete vendita e trovare nuovi clienti. «Spesso manca l’intraprendenza — dice Bonesini — che invece riscontriamo nei collaboratori più avanti con gli anni».
2.Fonderia Bruschi, l’eredità ai manager
Rischiava di arenarsi al passaggio generazionale. Perché la fonderia Bruschi — fondata dal meccanico Giuseppe Bruschi nei primi anni 50 e poi portata avanti dal figlio Marco — si trovava un anno fa senza eredi. La fonderia di Abbiategrasso (provincia di Milano) produce pressofusi in lega di zinco, quei componenti con cui le aziende costruiscono gli sterzi delle auto, i meccanismi di scorrimento dei tetti apribili o le cerniere degli oblò delle lavatrici. Persino la Nespresso utilizza un loro componente per le macchine del caffè, perché tre anni fa la società che assembla i pezzi per conto della multinazionale preferì la fonderia Bruschi allo storico fornitore cinese.
Esplora il significato del termine: Marco non ha figli e l’anno scorso decide di lasciare l’azienda (che non ha mai chiuso un bilancio in perdita) ai suoi manager Paolo Rastelli, oggi amministratore delegato e presidente dell’azienda, e Simone Maggiori, che è diventato il vice-presidente. Alla Bruschi Rastelli, ingegnere, arriva nel 1998, all’età di 27 anni:«Ho fatto tutto il mio percorso professionale qui dentro, per 18 anni ho vissuto fianco a fianco dell’imprenditore», spiega. Nel 2003 diventa responsabile dello stabilimento, impara progressivamente cosa vuol dire gestire una società. «Nel 2008 abbiamo assunto Simone come responsabile commerciale, poi nel 2012 l’azienda è diventata una spa».Marco non ha figli e l’anno scorso decide di lasciare l’azienda (che non ha mai chiuso un bilancio in perdita) ai suoi manager Paolo Rastelli, oggi amministratore delegato e presidente dell’azienda, e Simone Maggiori, che è diventato il vice-presidente. Alla Bruschi Rastelli, ingegnere, arriva nel 1998, all’età di 27 anni:«Ho fatto tutto il mio percorso professionale qui dentro, per 18 anni ho vissuto fianco a fianco dell’imprenditore», spiega. Nel 2003 diventa responsabile dello stabilimento, impara progressivamente cosa vuol dire gestire una società. «Nel 2008 abbiamo assunto Simone come responsabile commerciale, poi nel 2012 l’azienda è diventata una spa».
3.Lombardini 22: la metà dei suoi architetti è under 35
Lombardini 22 è un’eccezione. È un’azienda di servizi nell’architettura e nell’ingegneria. Ha sede a Milano, ha un organico di 144 persone delle quali 72 sono under 35. «I giovani sono una risorsa importante e cerchiamo di dimostrarlo a tutta la nostra comunità, anche se in Italia fanno fatica a trovare lo spazio che meritano», spiega Franco Guidi, amministratore delegato della società. Tra loro Margherita Testa: 31 anni, architetto e space planner.
Colei che immagina quale potrà essere l’assetto migliore per un ufficio, una sala riunioni, uno spazio break. Per rendere il più accogliente ed efficiente possibile il luogo in cui si lavora. Ecco perché Lombardini 22 è un grande open space: «Il futuro è ben distante dalla scrivania fissa — racconta Margherita — tutto è social e in movimento, anche sul posto di lavoro». Federica Quartieri, 31 anni è invece un’ingegnere. Lavorava in una multinazionale, ma dal 2011 ha deciso di tentare una nuova strada «perché — rivela — ero appassionata di impianti». Impianti per lo smaltimento delle acque reflue, il condizionamento, l’antincendio. Servizidi ingegneria che Lombardini 22 progetta per le imprese. I giovani, molti stranieri, sono tutti a partita Iva. Lavorano su dei progetti e dei clienti specifici. Partecipano a gare aziendali, in cui presentano dei business plan. Il mercato li giudica.
4.L’Ocse: Italia batte Germania, in anzianità
L’Italia ha la forza lavoro più vecchia al mondo. Spietato? Forse. Ma è la realtà. Certificata anche dall’Ocse che in un recente studio sui sistemi pensionistici mette a confronto la carta d’identità dei lavoratori italiani con quella dei «colleghi» di altri 29 Paesi. Da notare: la rilevazione è ferma al 2010. Da allora l’«effetto Fornero» sull’uscita in pensione ha consolidato il primato italiano. Bene: in Italia il 50% dei dipendenti pubblici ha piùdi 50 anni. Seguono, ben distanziate, Islanda, Svezia, Belgio, Germania, Stati Uniti e Giappone. Per quanto riguarda il settore privato, in Italia gli over50 nel 2010 risultavano il 41% della popolazione lavorativa.
E ora sappiamo che hanno già largamente superato questa quota. Per molte posizioni si crea un problema di tenuta sul piano fisico. «Nella sanità si stima che l’aumento dell’età pensionabile renda il 20% dei dipendenti inadatti alla mansione che stanno svolgendo», racconta Giambattista Rosa, ex direttore del personale, oggi alla guida della Active ageing academy, associazione che promuove l’invecchiamento attivo sul lavoro. Poi c’è un problema di versatilità e disponibilità a imparare lavori diversi. Nei settori dove le relazioni industriali sono a uno stadio più avanzato sono i contratti aziendali di secondo livello a occuparsi di come gestire l’invecchiamento dei dipendenti. Nell’integrativo di Intesa Sanpaolo, per esempio, è uno dei primi punti che le parti si danno come obiettivo di intervento. Ma c’è anche chi — è il caso di alcune municipalizzate della raccolta rifiuti — per certe mansioni ormai ingaggia solo giovani con contratti a termine. Così il problema dell’invecchiamento non si porrà in futuro. Al contrario l’azienda del trasporto locale milanese, Atm, organizza brevi ma regolari trainingdi ginnastica dolce per tenere in forma impiegati e conducenti. Le aziende parlano poco volentieri del problema: avere una popolazione lavorativa «anziana» è considerato un punto di debolezza. «In realtà nell’ultimo anno sono aumentate le imprese che ci chiedono aiuto», dicono alla società di consulenza milanese Gso. Tendenza che con ogni probabilità si confermerà in futuro.
di Rita Querzè e Fabio Savelli, il Corriere della Sera