di Cesare Lanza
Scommettiamo che nel 2017 si riaprirà la caccia al tesoro di Alarico, a Cosenza? Riassumo… Nel 410 dopo Cristo, Alarico, re dei Goti, un paio di anni dopo aver espugnato e depredato Roma, morì a Cosenza e ordinò di essere seppellito con il suo cavallo e con un immenso tesoro, frutto delle sue conquiste.
Venticinque tonnellate di oro e 150 di argento. Alarico volle che il bottino non potesse essere ritrovato, e cosi fu. Alcune decine di prigionieri di guerra deviarono la confluenza dei fiumi cosentini, il Busento e il Crati, scavarono una fossa profonda 15 metri e provvidero alla fastosa sepoltura. Poi furono giustiziati, affinchè nessuno venisse a conoscenza dell’esatta ubicazione della tomba. Per di più il Crati e il Busento nei secoli cambiarono più di una volta percorso: si ritiene così (se davvero Alarico e il suo tesoro sono stati seppelliti lì) che la riscoperta sia un’ipotesi di esclusiva fantasia. Conclusione? È apprezzabile – a una condizione, però – il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che più di tutti confida nel ritrovamento. Ma la condizione obbligata è che non si utilizzino denaro e risorse pubbliche: perciò è già intervenuto, con una severa diffida, il ministero dei Beni culturali. Credo tuttavia che si potrebbero attivare sponsor e iniziative private. E sarebbe importante riaccendere interessi culturali (e una grande attenzione turistica!) per una città come Cosenza, tanto depressa quanto importante per aspetti artistici e storici. Tra storia e leggenda, vedo un’epopea di attrazione mondiale: dalla riscoperta della storia di Alarico e dei Goti, al sacco di Roma, alla parabola calabrese, al mistero della sepoltura e del tesoro.