Engie, saltanto gli accordi fiscali lussemburghesi

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Secondo la Ue, il colosso dell’elettricità francese avrebbe usufruito negli anni di un trattamento fiscale di favore da parte del Lussemburgo

Diversi accordi fiscali (tax rulings) concessi dal Lussemburgo al gruppo francese dell’energia Gdf Suez, poi diventato Engie, hanno potenzialmente conferito alla società un “vantaggio ingiustificato rispetto ad altre aziende violando le regole” europee sugli aiuti di stato”. Il testo della decisione non confidenziale della Commissione europea pubblicata oggi a Bruxelles conferma in dettaglio il quadro di analisi e la valutazione espressa dall’Antitrust Ue lo scorso settembre. Dal primo gennaio sono entrate in vigore in Lussemburgo le nuove regole sui ‘tax rulings’ che riguardano il trattamento fiscale delle società dei gruppi che forniscono servizi di finanziamento all’interno di uno stesso gruppo. Di conseguenza tutti gli accordi fiscali sui trasferimenti di prezzo all’interno dello stesso gruppo non sono più vincolanti per le autorità fiscali nazionali.
La remunerazione dei servizi finanziari prestati dalle società finanziarie di un gruppo multinazionale deve essere in linea con le regole Ue, secondo la commissione europea. Da oltre due anni l’Antitrust è impegnato alla verifica di oltre mille accordi fiscali preventivi definiti in tutti gli stati membri che li praticano prevedendo normalmente bassi margini e una base impositiva ristretta. Secondo la commissione le modifiche legislativa decise in Lussemburgo, vera e propria piattaforma dispensatrice di vantaggi fiscali per multinazionali di tutta Europa (compresa la Fiat), sono in grado di fronteggiare tale situazione. In ogni caso, l’entrata in vigore delle nuove regole, non può pregiudicare la valutazione dei singoli casi precedenti la fase attuale. Nell’ottobre di due anni fa Bruxelles concluse che nel 2012 le autorità fiscali del Granducato aveva concesso vantaggi fiscali considerati illegali a Fiat finance and trade, che potè ridurre gli oneri impositivi di 20-30 milioni di euro.
Il caso di Engie è noto: da settembre 2008 il Lussemburgo ha emesso diverse decisioni fiscali su due transazioni finanziarie simili effettuate tra quattro società del gruppo Gdf Suez stabilite nel Granducato. Si trattava di prestiti convertibili in azioni per i quali il prestatore non percepiva alcun interesse. Il primo era stato accordo nel 2009 da lng luxembourg a Gdf Suez lng supply; il secondo è del 2011 concesso da Electrabel invest luxembourg a Gdf Suez treasury management. Si è trattato in sostanza del riconoscimento delle due transazioni come prestiti e nello stesso tempo come presa di partecipazione cosicchè la stessa transazione è stata trattata in modo incoerente sul piano fiscale. Da un lato chi ha ricevuto il prestito poteva costituire degli accantonamenti per gli interessi dovuti al prestatore, dall’altro lato i profitti del prestatore venivano considerati come una remunerazione del capitale simile a un dividendo versato da chi ha ricevuto il prestito. Un trattamento che per l’Antitrust europeo comporta “in tutta evidenza” una doppia non imposizione dei benefici generati in Lussemburgo.

La Repubblica