di Cesare Lanza
Scommettiamo che entro l’anno si faranno importanti passi avanti per arrivare a una polizza contro i terremoti e le calamità naturali? Ho pubblicato libri sulle assicurazioni, ho intervistato i più alti dirigenti: tutti concordano che sia un’iniziativa indispensabile sul piano sociale, arrivare a questa tutela per i cittadini.
Tuttavia mi ha scritto un vecchio amico, Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, per contestarmi.
E ha ribadito il suo pensiero in un articolo: «La polizza obbligatoria anti calamità è già stata sonoramente bocciata dall’Antitrust comporterebbe rilevanti e inevitabili limitazioni alla regola della concorrenza. E l’imposizione di un obbligo assicurativo contribuisce a irrigidire la domanda dei consumatori, che saranno indotti ad accettare le condizioni praticate dalle imprese, anche quando le considerano particolarmente gravose». A seguire, altre critiche: la polizza sarebbe una tassa distorsiva, non è assimilabile alla polizza sui rischi delle auto, lo Stato se ne laverebbe le mani. Rispondo: facciamo mestieri diversi (Authority, Assoedilizia e il sottoscritto). E perciò insisto: io mi occupo prioritariamente delle sofferenze della gente e, forse utopisticamente, delle possibilità di migliorare la qualità della vita. La polizza anti calamità si può fare, con un intelligente, difficile ma realizzabile accordo tra Stato e assicurazioni. E costerebbe quanto il canone Rai. Vogliamo chiedere ai cittadini cosa preferirebbero pagare?
Cesare Lanza, La Verità