Istat, sempre più pratiche online. Comunicazione viaggia su sms
Un Comune su due, precisamente il 52,5%, offre punti di accesso wi-fi gratuiti, ovvero internet libero, senza fili, per chiunque abbia un dispositivo in grado di collegarsi, dal pc allo smartphone. Un passo in avanti non da poco, un raddoppio in tre anni, ma la strada è ancora lunga. Il bollettino sul digitale nella P.a, firmato dall’Istat, fa il punto sul 2015. La condizione base per la crescita sul fronte hi-tec è stata la diffusione della banda larga, presente ormai nel 98% delle amministrazioni locali. Dietro c’è anche una regia, hanno una struttura dedicata all’informatica tutte le Regioni e gran parte dei grandi Comuni (85,5%). Ovviamente la situazione è diversa nei piccoli municipi, sotto i 5 mila abitanti, dove solo un’esigua minoranza può permettersi un ufficio ad hoc (il 5,5%).
I problemi però restano: non tutte le amministrazioni hanno una connessione davvero veloce (la quota di quelle che possono contare su almeno 2 Mbps è 86,7%) e pressoché ogni ente si avvale, oltre che di personale proprio, anche di fornitori esterni, non riuscendo a gestire la faccenda informatica per intero ‘in casa’. Ancora: è vero che ormai il 33,8% dei servizi offerti dalle amministrazioni locali viaggia completamente via web, ma per alcune voci si rilevano ritardi. C’è tanto internet se si guarda all’Imu, all’Ici o ai rifiuti. La copertura web è alta anche in tema di Scia, Dia e bandi di gara. Ma già scende per capitoli come l’asilo nido, le contravvenzioni, le visure catastali e diventa minima per la scelta del medico di base, il pagamento del parcheggio e la prenotazione di servizi turistici.
Non solo, se la presenza di pc è molto diffusa (su 100 dipendenti 90 lo hanno in dotazione), lo stesso non avviene per i portatili (solo 7,7 dipendenti su 100). Cifre che la dicono lunga su una P.a che dovrebbe convertirsi al telelavoro, allo smartworking e a breve compiere lo switch-off verso il digitale, abbandonando la carta, almeno stando alla riforma Madia.
ANSA