Dopo otto anni alla guida del Paese il primo ministro lascia per «ragioni famigliari». «È la decisione più difficile che abbia mai preso». Favorito alla successione, Bill English
John Key, premier neozelandese cinquantacinquenne, si «dimette» per amore della famiglia. In una conferenza stampa in cui è apparso commosso, ha annunciato che lascerà la politica e il proprio incarico, con effetto dal 12 dicembre, parlando soprattutto dei sacrifici che i suoi famigliari si sono trovati ad affrontare negli otto anni da primo ministro: «In questi anni ho dato il massimo per questo lavoro, un lavoro che ho a cuore e un Paese che amo – ha dichiarato -. Tutto questo ha significato in parte il sacrificio delle persone che mi sono più care, la mia famiglia».
Ultimatum
Secondo indiscrezioni del sito Nzherald, riportate anche dalla Bbc, l’ex manager della banca d’affari Merrill Lynch, che guida il Paese – popolare, competente, apprezzato in patria e all’estero – avrebbe ricevuto una sorta di ultimatum dalla moglie 32enne, Bronagh: l’incarico, o la famiglia. «Per mia moglie Bronagh ci sono state parecchie notti e weekend da sola, molte occasioni che per lei erano importanti a cui io non ho potuto partecipare. Mia figlia Stefi e mio figlio Max sono passati dall’essere adolescenti a giovani adulti sotto a un’incredibile pressione mediatica a causa del lavoro di loro padre», ha detto. Ma in realtà non c’è solo la famiglia: è anche una questione di scelta del «momento giusto»: Key vuole lasciare «al top», 2939 giorni dopo aver assunto la guida del Paese, un periodo più lungo di quello trascorso da barack Obama alla Casa Bianca: 2922 giorni. «Nel corso degli anni ho avuto modo di osservare molti leader che, in una simile posizione, faticano a fare un passo indietro. Lo capisco: è difficile lasciare. Ma questo, per me e per il partito, è un momento buono», ha detto.
«Il mio eroe»
Immediato (e pubblico), l’apprezzamento del figlio Max: «Sarebbe riduttivo dire che sono orgoglioso di te. Hai realizzato i tuoi sogni e mi hai dimostrato che i sogni possono diventare realtà. Hai sempre tenuto la testa alta e sei sempre stato contagioso nel tuo ottimismo. Sei il miglior esempio per me, e il mio eroe», ha scritto in un lungo messaggio su Facebook.
Cambio di leadership
Diventato primo ministro per il Partito nazionalista nel 2008, Key si è detto «commosso e contento del sostegno e dell’apprezzamento del pubblico» che rimangono alti dopo otto anni come primo ministro. Sa di avere in mano le carte per vincere anche le prossime elezioni (aggiudicandosi così un quarto mandato), ma ha deciso di abbandonare la guida del suo Paese («la più difficile decisione che abbia mai preso») al buio: senza progetti o un’idea di che cosa fare, di qui in avanti, se non dedicarsi a moglie e figli. Convinto che il cambiamento di leadership, se avviene per giuste ragioni e se viene gestito in modo corretto, «sia solo un bene per un partito politico».
La politica
Il comitato del National Party, il partito di Key, si riunirà il 12 dicembre per scegliere il prossimo leader e premier. Favorito è il vice premier e titolare delle Finanze, Bill English. Il partito è guidato dal 2006 da Key, che ha portato il movimento alla vittoria nelle elezioni del 2008, nel 2011 e 2014, guidando il Paese attraverso la crisi del 2008 e fuori dalla recessione. Ha lavorato a rinsaldare il legame con gli Stati Uniti e supportato Barack Obama nella stesura della Tpp, l’accordo commerciale «Trans Pacifico» che assorbe il 40% dell’economia mondiale, messo in discussione dalla vittoria di Trump.
di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera