Di seguito la lettera di protesta della professoressa Anna Maria Bonsegna sul significato del diritto di sciopero. Il medesimo, conquistato anche versando sangue, può avere fatto oggi tale fine?
LA PROFESSORESSA “BEFFATA”.
Sono un’insegnante dell’Istituto comprensivo Borgo San Giacomo, sito a Borgo San Giacomo, comune in provincia di Brescia. Tengo le mie ore di lezione nella sede ubicata nel comune di San Paolo. Voglio segnalare un abuso di potere.
La mattina di lunedì 14 novembre 2016, ho esercitato legittimamente il diritto di sciopero, non presentandomi a scuola.
Essendo in compresenza con un collega, gli alunni sono entrati regolarmente in classe alla prima ora del mattino, come avrebbero dovuto fare.
Durante la ricreazione, tuttavia, gli alunni sono stati avvisati dal personale ATA del fatto che le lezioni pomeridiane si sarebbero tenute, nonostante avrebbero dovuto fare la prima ora pomeridiana con me.
Tale comunicazione è stata preceduta da una telefonata da parte della segreteria, che ha provveduto indebitamente ad incaricare alcuni docenti a sostituirmi.
A questo punto, essendo stata lesa nei miei diritti, mi sono rivolta tempestivamente al mio sindacato, lo SNALS di Brescia.
Il consulente con cui ho parlato mi ha assicurato che, dato il comportamento antisindacale dell’istituto, sarebbero intervenuti immediatamente e così è stato.
Mi chiedo se un capo d’istituito può interrompere un diritto acquisito dai lavoratori da tempi remoti ed è questo che mi fa più arrabbiare.
Oltre a non avere interrotto un servizio, scopo dello sciopero, il prossimo mese la mia retribuzione sarà decurtata di un giorno inutilmente.
Chi deve rispondere a tutto ciò? Oltre al sindacato che ha adempiuto al suo dovere, visto che sono una dipendente pubblica e che lo Stato si fa garante dei diritti dei cittadini, chi mi può aiutare?