di CESARE LANZA
Scommettiamo che The Young Pope potrebbe essere un’anticipazione per il futuro della Chiesa? La serie di Paolo Sorrentino (ogni venerdì su Sky) mi piace molto e le provocazioni mi intrigano, grazie anche alle interpretazioni di Jude Law, Silvio Orlando e Diane Keaton. Ci sono provocazioni piccole e divertenti: il giovane Papa fuma, infischiandosi delle proibizioni (anche Ratzinger era un accanito fumatore). E non si contano i piccoli gesti di arroganza di Jude Law – nel film, Pio XIII – in particolare verso Silvio Orlando, il segretario di Stato che è riuscito a farlo eleggere, in conclave, convinto a torto che sarebbe stato un pontefice debole, facile da manovrare. Ma ci sono anche provocazioni enormi, fastidiose e difficili da sopportare per i cattolici. Come quando Pio XIII pretende che il monsignore, confessore di tutti i cardinali in Vaticano, gli sveli i segreti di ciascuno (in cambio di una promozione). O addirittura quando lascia intendere i suoi forti dubbi sull’esistenza di Dio. Piacciano o no, la consistenza dell’opera di Sorrentino sta proprio in questi due aspetti: i dubbi sulla fede, che tormentano molti credenti e moltissimi non credenti (come me) e forse non sono estranei alla coscienza di un pontefice. E l’ipotesi, verosimile, che a un Papa come Francesco, aperto a ogni revisione (perfino su Luterò!) possa succedere un personaggio intransigente, severissimo, superbamente determinato a ripristinare la sacralità dei riti e dell’autorità, indiscussa, della Chiesa.
di Cesare Lanza, La Verità