Alitalia condannata per “comportamento antisindacale”

alitaliaSulla decisione di Alitalia di cancellare le agevolazioni di viaggio del suo personale pendolare (navigante) cui ha fatto seguito un ricorso legale da parte di Uiltrasporti affiancata dagli avvocati Romano Vaccarella e Vittoria Mezzina, un decreto emesso stamattina ha ravvisato nei confronti del vettore aereo un comportamento antisindacale, dando ragione ai ricorrenti. Una vittoria per chi ha promosso la causa.
L’oggetto del contendere -e cioè le agevolazioni di viaggio Cfs/Caf che “Rappresentano da molto tempo un diritto (e non un privilegio) dei naviganti Alitalia, acquisito in anni di trattative”, scriveva Uiltrasporti nell’agosto scorso- rientra tra le problematiche che hanno indotto quelle sigle che non hanno firmato con Alitalia l’accordo del 18 settembre scorso, e cioè Anpac, Usb ed Anpav, a scioperare per 24 ore il 25 novembre prossimo.

Alitalia condannata per comportamento antisindacale

La compagnia di bandiera è stata condannata per aver impedito ai dipendenti di volare gratis quando sono fuori servizio. Accolto il ricorso della Uil

di LUCIO CILLIS, La Repubblica 

I “fuori servizio” sono praticamente gratuiti e le categorie dei naviganti di Alitalia li possono utilizzare (anche ma non solo) per recarsi al posto di lavoro da qualunque parte del globo collegata dal proprio vettore. In pratica se ci sono posti vacanti su un volo il dipendente che sia pilota, hostess o steward può salire a bordo e recarsi verso casa o la base, ad un costo irrisorio di pochi euro.

Alitalia su questi biglietti e su altri benefit – oggi una chimera per tanti lavoratori italiani –  ha cercato negli ultimi mesi di mettere la parola fine proprio per tagliare i costi. Ma senza riuscirci, a leggere la sentenza del tribunale di Civitavecchia che, in seguito al ricorso per comportamento antisindacale avviato dalla Uil Trasporti la scorsa estate, ha dato ragione al sindacato che ne chiedeva il ripristino.

A questo punto Alitalia ha già scelto di ricorrere contro la decisione dei giudici, in una guerra di nervi che ha di fatto portato nelle ultime settimane a scioperi e malumori all’interno dell’azienda guidata da Cramer Ball. L’australiano a capo della compagnia, infatti, ha cercato di abolire alcuni dei privilegi che risalgono a anni d’oro di Alitalia – anni che in realtà esistono solo nella fantasia di chi li ha vissuti quando il vettore era pagato dai contribuenti, se si guarda ai bilanci in costante perdita. Anni durante i quali piloti e hostess erano quasi delle star. Oggi dopo due fallimenti Alitalia è nuovamente sull’orlo del baratro con perdite superiori al mezzo milione di euro al giorno e risparmiare come farebbe una casalinga o un padre di famiglia – anche sui “fuori servizio” – gioverebbe all’azienda italo-araba che sarebbe pronta a portare nel prossimo cda di fine mese un piano di razionalizzazione dei costi e di tagli al personale molto severi.

La cura Etihad, padrona in pratica di Alitalia anche se col limite imposto dalla Ue del 49%, non funziona e nonostante la pax sottoscritta col governo ieri sera, rischia di fare la fine di Air Berlin, altra compagnia messa a dieta da Etihad dopo l’acquisizione. Una dieta ferrea che sta portando

il vettore tedesco low cost tra le braccia di Lufthansa con centinaia di dipendenti messi alla porta. Chissà se la cura di James Hogan – numero uno del gruppo arabo – messa in piedi per Air Berlin, non sia l’antipasto di quanto potrebbe accadere a breve in Alitalia.

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