Il nuovo presidente e a.d. punta a raggiungere gli obiettivi del piano in due anni anziché tre. Al Corsera in vista revisione dei compensi degli editorialisti
Nel 2013 i costi operativi di Rcs MediaGroup erano pari a 946,3 milioni di euro, mentre quelli del lavoro ammontavano a 412 milioni di euro. Dismissioni (in particolare Rcs libri coi suoi 200 milioni di costi) e calo del fatturato del gruppo hanno poi ridimensionato quelle cifre. Scese anche grazie a qualche razionalizzazione (non molte, invero) introdotta dagli ex amministratori delegati Pietro Scott Jovane e Laura Cioli.
A fine 2015 i costi operativi di Rcs MediaGroup erano a quota 680 milioni (-28,1% sul 2013) e quelli del lavoro a 318 milioni (-22,8% sul 2013).
La tendenza al ribasso è proseguita nella prima metà del 2016, con costi operativi a 326 milioni (-8,2% sui primi sei mesi del 2015) e costo del lavoro a 140 milioni di euro (-8,4% sul primo semestre 2015).
Anche per il trimestre luglio-settembre la strategia di Rcs ha sostanzialmente seguito il piano 2016-2018 messo a punto a fine 2015 dalla allora a.d. Cioli. Piano che, nel triennio, prevedeva ulteriori tagli per 45 mln sui costi operativi, e un calo di 15 mln del costo del lavoro.
E sono più o meno quelle le cifre che ha in mente il nuovo socio di maggioranza, presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup, Urbano Cairo. Anche se punta a raggiungere queste razionalizzazioni in meno tempo, diciamo un paio di anni e non tre. Il suo piano, comunque, lo presenterà a fine ottobre.
Nel 2016, di questo passo, i costi operativi di Rcs saranno a quota 625 milioni (-34% in tre esercizi), mentre quelli del lavoro a 290 milioni (-30% in tre esercizi). Si potrà fare ancora qualcosa, soprattutto nel comparto corporate (in cui ci sono decine di dirigenti), nella revisione dei contratti coi fornitori e nelle consulenze esterne, ma in realtà, rispetto ai vecchi andazzi, non è che in Rcs, ammette lo stesso Cairo, sia rimasto moltissimo da tagliare neanche per un tosatore professionista come lui. Il quale, peraltro, sa bene che il business editoriale va pure sviluppato, con nuovi prodotti e, quindi, nuovi costi.
Comunque gli spazi per mettere in pratica qualche risparmio esistono sempre, e si trovano ovunque. Per esempio ieri mattina, nelle stanze del Corriere della Sera in via Solferino, è arrivata questa nuova indicazione operativa: d’ora in poi verranno pagati solo alcuni editorialisti (e peraltro Cairo sta per portare al quotidiano anche qualche nuova autorevole firma), mentre la residua pletora di «cosiddetti editorialisti» non riceverà più alcun compenso, se non l’onore di vedere il proprio nome ospitato sul Corriere della Sera.
Italia Oggi