Anche Viber e Telegram tra le applicazioni finite nella lista nera del Cremlino. Chi viene sorpreso a utilizzarle per fini lavorativi rischierebbe anche il licenziamento
di MAURIZIA MARCOALDI
Non chattate sul lavoro. La Russia ha deciso di prendere seri provvedimenti per i funzionari sorpresi a utilizzare applicazioni di messaggistica istantanea durante le ore di servizio, tra queste WhatsApp, Viber e Telegram. Chi verrà pizzicato a usare le app presenti nella lista nera, e quindi non certificate dal governo russo, potrebbe rischiare anche il licenziamento. A riferirlo è il quotidiano Izvestia e, da quanto riportato, sembrerebbe che il Cremlino abbia chiesto ai servizi di sicurezza federale (FSB) di sviluppare un sistema apposito e specifico per punire i “colpevoli”.
L’iniziativa è stata presentata questa settimana dalla commissione dell’amministrazione presidenziale preposta a monitorare internet e l’FSB si è impegnato a preparare i regolamenti necessari per il divieto entro la metà del 2017. Il provvedimento è stato preso dopo che il ministero della Difesa aveva suggerito di vietare ai funzionari statali e militari l’uso di qualsiasi applicazione estera per la corrispondenza in ambito lavorativo.
Il capo del consiglio di sicurezza della Russia, Nikolay Patrushev, ha criticato in più occasioni il comportamento di vari funzionari regionali che utlizzano Google e Yahoo Mail, così come WhatsApp, sul lavoro. Nel settembre 2015, Patrushev aveva invitato i governatori russi ad adottare misure preventive, aggiungendo che WhatsApp rappresentava una minaccia sia per la sicurezza che per l’informazione nazionale.
Anche il ministro delle comunicazioni, Nikolay Nikiforov, aveva detto in un’intervista, rilasciata l’anno scorso, che tutti i dipendenti di enti statali devono smettere immediatamente di usare servizi come Google, Yahoo o WhatsApp sul posto di lavoro, consentendo però il loro utilizzo nel tempo libero (naturalmente).
Nel novembre 2015, il primo ministro Dmitry Medvedev ha firmato una legge che vieta a tutte le agenzie statali di utilizzare qualsiasi software estero, tranne i programmi, specificati in una lista, che non
hanno l’analogo russo. La lista comprende i software protetti dal copyright del governo russo. Il software deve essere disponibile in tutto il Paese e la licenza per le persone e le società straniere non deve superare il 30 per cento dei proventi complessivi.