Per l’ok all’operazione mancava solo il via libera degli azionisti di Ab Inbev che hanno lanciato la scalata sui rivali di SabMiller: le authorità antitrust hanno imposto la cessione di diversi marchi, negli Usa, in Europa e in Cina
Superate le resistenze degli azionisti di SabMiller che hanno spuntato un prezzo più alto del previsto e i paletti dell’Antitrust Ue che ha imposto la cessione di diversi marchi europei, è arrivato il via libera del Ab InBev, il primo produttore di birra al mondo, per il matrimonio tra “bionde” del secolo. L’ok degli azionisti riuniti in assemblea ha dunque aperto la strada alla mega-fusione da 104 miliardi di dollari (la terza della storia): il cda di SabMiller, invece, già a luglio aveva accettato l’offerta d’acquisto presentata da Ab Inbev dopo aver riaperto la trattativa a seguito della Brexit e della conseguente svalutazione della sterlina.
Dal matrimonio tra il primo e il secondo produttore mondiale di birra, nascerà un colosso con un fatturato doppio rispetto al suo primo concorrente, l’olandese Heineken, attuale numero tre. Il colosso, però, dovrà cedere tutte le attività di SabMiller negli Stati Uniti, tra cui la partecipazione in MillerCoors, mentre il via libera dell’antitrust Ue è legato alla dismissione di quasi tutte le attività europee. In questo quadro AbInbev ha già deciso la cessione di Peroni e Grolsch, controllate da SabMiller, alla giapponese Asahi. Inoltre è stata annunciata la decisione di disfarsi di tutte le attività di SabMiller in Europa centrale e orientale a cominciare da Pilsner. Per ottenere l’avallo delle autorità cinesi, infine, Ab InBev ha accettato di vendere la partecipazione del 49% detenuta da SabMiller nelle Snow Breweries, il più importante produttore di birra del Dragone.
La Repubblica