di Cesare Lanza
Scommettiamo che il progetto per Roma, Olimpiadi nel 2024, bocciato dalla sindaca Raggi, non sarà archiviato e i suoi sostenitori moltiplicheranno contestazioni e iniziative, visibili e invisibili, per ribaltare il tavolo? Sono pessimista: conosco bene i miei polli, che poi polli non sono, ma volpi astute e spietate. E se il no dei grillini è invalicabile, le vie dei Machiavelli «de noantri» sono infinite. I fautori – visibili – delle Olimpiadi sono due: il presidente del Coni, Giovanni Malagò, per ruolo istituzionale; e Luca Cordero di Montezemolo, il mito di tutti i fancazzisti, che sognano successo, gloria e denaro, senza proprie qualità particolari. Luca, sempre accomodato (chissà perché) su poltrone di élite, infine è stato sbattuto fuori dalla Ferrari dal ruvido Marchionne, uno che si infischia delle apparenze. Un ko finale? Macché: Luca plana sul vertice di Alitalia e, anziché concentrarsi sui drammi della disastrata compagnia, s’inventa il baraccone promotore delle Olimpiadi, che gli da visibilità e nuove, preziose relazioni. Quanto a Malagò, per relazioni non è secondo a Montezemolo, anzi ha successo perfino con le donne (Luca, ahimè, lì non ha avuto gran fortuna). M&M devono tutto al leggendario Gianni Agnelli: uno faceva ciò che voleva in Fiat e dintorni, l’altro all’alba parlava al telefono con l’Avvocato, sempre curioso di chiacchiere romane. Purtroppo, aldilà di M&M, il problema vero sta negli interessi legati a eventuali Olimpiadi. A una marea di speculatori pronti a dare una forchettata nell’enorme, storico e prevedibile, pentolone di denaro e di sprechi. Perciò, con spirito olimpico, scommetto una medaglia, di bronzo naturalmente, da dedicare alle facce di coloro che sostengono Roma 2024 e s’infischiano di Roma 2016.
di Cesare Lanza, La Verità