La Commissione Ue propone una specifica tutela per internet e spinge sulla protezione dei contenuti. Per le televisioni trasmissioni in rete come quelle via etere
Editori tradizionali maggiormente tutelati online. La Commissione europea ha presentato ieri una proposta di direttiva che amplia le norme sul copyright e fra le altre cose attribuisce agli editori i cosiddetti diritti connessi anche per l’online: diritto di riproduzione, di comunicazione in pubblico e distribuzione.
Si estendono, insomma, anche agli editori, i diritti che la direttiva del 2001 già garantiva a broadcaster, produttori di cinema e musica oltre che ad autori e interpreti. Il risultato è che gli editori avranno un riconoscimento esplicito del proprio lavoro anche per il digitale (con durata di 20 anni), dal momento che finora le stesse norme italiane si fermavano alla carta stampata.
Tecnicamente non si tratta dell’estensione del diritto d’autore, dal momento che l’editore non è l’autore, ma si può pensare alla proposta in questo senso. La Commissione non ha fatto esplicito riferimento agli estratti degli articoli online (per esempio gli snippet di Google News), come sembrava dovesse essere secondo le bozze fuoriuscite nelle scorse settimane, ma questo non significa che gli editori non possano chiedere un equo compenso anche per questo tipo di utilizzazione, dal momento che comunque di riproduzione si tratta, seppure di poche righe. Resta libera la citazione dei link agli articoli.
Nella sua proposta la Commissione spinge poi sulla collaborazione fra editori o altri detentori dei diritti e i service provider (da Google in poi) affinché questi ultimi siano utilizzati legalmente e secondo la volontà dei primi. In particolare i service provider dovranno dotarsi di tecnologie che consentano di riconoscere i contenuti e metterle a disposizione dei proprietari dei diritti. Quello che già accade con il Content Id di Google, insomma, che identifica per esempio i video postati dagli utenti su YouTube e consente ai proprietari di rimuoverli o monetizzarli tramite la pubblicità.
Infine, la proposta di direttiva prevede che autori ed esecutori siano remunerati giustamente anche dopo che hanno ceduto i propri diritti. Nel caso in cui chi sfrutta economicamente il loro lavoro ne riceva poi ricavi sproporzionatamente alti rispetto a quanto pagato, i primi potranno richiedere remunerazioni addizionali appropriate.
«Voglio che giornalisti, editori e autori siano pagati equamente per il loro lavoro, sia che sia fatto nello studio o nel salotto, che sia disseminato offline o online, che sia pubblicato da una macchina fotocopiatrice o con gli hyperlink sul web», ha detto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker durante il discorso sull’Unione dove ha presentato le varie proposte.
«L’iniziativa di riforma delle regole comunitarie rappresenta una indubbia opportunità di rafforzamento della tutela e della valorizzazione dei prodotti editoriali», ha detto il presidente della Fieg, Maurizio Costa, «da cui gli editori europei di giornali potranno trarre ulteriori prospettive di crescita e di innovazione tecnologica».
Ma le novità presentate ieri non si fermano all’editoria. Fra le proposte, infatti, c’è anche quella di un regolamento (uno strumento di diretta applicazione negli stati membri, al contrario della direttiva che deve essere recepita) sulle trasmissioni televisive online. L’obiettivo della Commissione, già esplicitato in passato, è di consentire ai cittadini dell’Unione di avere accesso alle proprie trasmissioni preferite (o al proprio abbonamento) anche quando si trovano in un altro paese europeo rispetto a quello di residenza. E in questo senso la Commissione prevede che il broadcaster abbia nel proprio paese i diritti per trasmettere online i propri canali (simultaneamente o con qualche ritardo come avviene con la catch up tv). Quando acquisisce i diritti per il proprio paese d’origine, in altre parole, questi varranno anche per l’online a patto che ritrasmetta tale e quale quanto si vede in tv. Il risultato, però, sarà che anche i cittadini di altri paesi avranno la possibilità di seguire le trasmissioni. Tutto ciò, però, non elimina la possibilità per chi dà in licenza il contenuto di imporre limitazioni per esempio sulla lingua o sulla piattaforma di trasmissione e comunque nella contrattazione saranno prese in considerazione anche queste novità. La spinta è verso una contrattazione paneuropea dei diritti, che per alcuni settori (cinema, sport) non sarà di facile realizzazione, seppure qualche esperimento è già in corso.
Italia Oggi