Pubblicate le trimestrali di tutte le grandi aziende hi-tech: le abbiamo messe a confronto per capire chi va bene e chi è in crisi
Luglio, tempo di trimestrali per tutte le aziende. Abbiamo analizzato i conti di alcune big della tecnologia e abbiamo notato come cloud e servizi siano voci di guadagno che danno ossigeno ai risultati finanziari. Non sono nuove frontiere, al contrario sono terreni già esplorati. Le opportunità di profitto aiuteranno la diffusione della nuvola e la forte concorrenza darà vita a nuovi prodotti e a politiche di prezzo sempre più concorrenziali. Il discorso cambia invece quando si parla di social media, comparto in cui il mobile diventa sempre più centrale.
Ecco le trimestrali delle grandi sorelle della tecnologia e dei social media.
Microsoft
La prima a mostrare i propri conti è stata Microsoft. Per l’azienda di Redmond, che chiude l’anno fiscale al 30 giugno, si tratta del quarto trimestre 2016. I risultati sopra le attese sono stati trainati dal cloud, mentre il comparto hardware è appesantito dal crollo verticale degli smartphone. Gli introiti provenienti dalle licenze Windows 10 contengono un messaggio non troppo velato: in aumento del 27% quelle home e solo del 2% quelle pro, in assenza di dati più minuziosi è lecito pensare che le aziende tengano ancora a debita distanza il sistema operativo che proprio in questi giorni compie un anno di vita. Il giro d’affari di Azure è cresciuto del 100%, universo che con il passare dei mesi si arricchisce di nuove possibilità. Microsoft Azure, piattaforma e infrastruttura cloud per lo sviluppo e la gestione di applicazione e servizi, assume un ruolo sempre più centrale nelle attività di business di Redmond che, in qualche modo, pur restando fedele al suo scopo principe, cambia un po’ pelle.
Il fatturato è aumentato dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2015, a fare la differenza è l’utile di 5,5 miliardi conseguito nel trimestre, risultato in netta contrapposizione rispetto alla perdita di 2,1 miliardi riportata al 30 giugno dell’anno scorso, viziata però dalla cancellazione delle attività Nokia.
Alphabet
Secondo trimestre all’insegna della crescita anche per Alphabet, la holding che controlla Google. Fatturato di 21,5 miliardi di dollari e utili per 5,9 miliardi confermano sia la bontà dei modelli di business sia il peso economico del gruppo di Mountain View. Il mercato dei video fa da locomotiva ed è un settore in cui Alphabet non risparmierà fatiche, perché se Google controlla il mercato della pubblicità sul web e quello dei motori di ricerca, YouTube ha ancora molta strada da fare nell’acquisizione di inserzionisti.
La divisione Other Bets, che include Google Fiber, Nest e Verily, ha realizzato utili per 185 milioni di dollari, in forte crescita rispetto ai 74 milioni del secondo trimestre 2015. Anche i costi sono aumentati di conseguenza, arrivando a 859 milioni di dollari (contro i 660 milioni di un anno fa). Alphabet non guarda ancora ai risultati delle divisioni dedite alla ricerca, ma non intende sottovalutarne gli sviluppi futuri.
Apple
Apple supera le attese nonostante il crollo delle vendite, dal quale si salvano solo i tablet. Durante questo trimestre, il terzo dell’anno fiscale, il fatturato è stato di 42,4 miliardi e l’utile di 7,8 miliardi (contro i 49,6 miliardi di fatturato e i 10,7 miliardi di utili registrati durante lo stesso periodo del 2015). Il margine lordo è sceso al 38% contro il 39,7% del terzo trimestre 2015 ma, nonostante ciò, Apple ha superato le previsioni degli analisti. Un trimestre dipinto di grigio che va però inserito nel difficile momento economico mondiale e, durante i mesi seguenti all’uscita dei nuovi prodotti con la Mela, sarà più chiaro il peso reale della concorrenza.
Yahoo!
Perdita di 439 milioni di dollari per Yahoo! che, durante gli ultimi mesi, ha soppresso ogni esercizio di management, mettendosi in vetrina senza più cambiare abito. L’unica eccezione riguarda la minusvalenza di Tumblr, acquistato nel 2013 per 1 miliardo di dollari e ora iscritto in contabilità al controvalore di 625 milioni, differenza che ha pesato su questo trimestre contabile; l’ultimo prima che la storica azienda lasci nelle mani di Verizon le proprie attività Mavens (mobile, video, native advertising e social).
Il fatturato del trimestre è di 1,31 miliardi di dollari (in crescita del 5,2%), dato che non deve però confondere. Yahoo! ha dichiarato di avere usato una metrica inedita nel calcolare il fatturato e che, senza queste manipolazioni, sarebbe stato di 1,06 miliardi, con un calo quindi del 15% rispetto allo stesso trimestre del 2015. Un dato più in linea con gli 1,08 miliardi di dollari attesi dagli analisti. I costi sono aumentati del 9% nonostante tutti gli sforzi fatti per contenerli. Ad oggi il gruppo conto 8.800 dipendenti, secondo la Ceo Mayer, un numero adatto per ripartire.
Amazon
Non smette di stupire Amazon, che presenta cifre in crescita sia per l’ecommerce sia per il cloud. Il fatturato trimestrale è stato di 30,4 miliardi di dollari, in crescita del 30% rispetto al 2015. Buone notizie anche Amazon Web Services, i servizi cloud di Bezos che hanno raggiunto un fatturato di 2,89 miliardi di dollari, il 60% in più dello stesso periodo dell’anno scorso. Entrambe queste cifre hanno superato le aspettative degli analisti ma la sorpresa più grande è l’utile netto di 857 milioni, cresciuto quasi di dieci volte rispetto ai 92 milioni di dollari conseguiti un anno fa. Il motivo è riconducibile ai minori investimenti fatti dal gruppo, cosa inedita per la filosofia di Jeff Bezos che è solito riversare negli investimenti parti consistenti dei profitti. Intanto Amazon apre le porte a Kickstarter per dare spazio ai prodotti più promettenti.
Facebook
Ricavi per 6,24 miliardi di dollari e utile netto di 2,06 miliardi, ben oltre le previsioni degli analisti che avevano stimato ricavi per 6,02 miliardi. Gli utenti sono 1,71 miliardi, anche in questo caso più degli 1,69 miliardi di utenti attesi dalle analisi.
Rispetto a 12 mesi fa la situazione è notevolmente migliorata. Nel 2015, Facebook aveva realizzato ricavi per 4,04 miliardi e utili per 719 milioni. Il margine operativo è salito al 43% contro il 31% del secondo quarto del 2015. Anche i costi sono aumentati in misura netta, passando dai 2,7 miliardi del 2015 ai 3,6 miliardi.
I proventi pubblicitari convergono sul mobile, grazie anche all’apporto di Instagram. Zuckerberg ha commentato i dati mettendo l’accento su Facebook live che avrà un ruolo sempre più importante nei piani di espansione del social media, con conseguenze positive anche sui risultati annuali, e visto l’obiettivo di superare i 25 miliardi di fatturato nel corso di questo 2016.
Facebook
La trimestrale di Twitter merita un’analisi più approfondita, non solo perché al di sotto delle attese ma anche perché è la peggiore dal 2013. Il fatturato del secondo trimestre è stato di 602 milioni di dollari, in aumento del 20% circa rispetto a quello dello stesso periodo del 2015, dato che non deve fuorviare perché rappresenta una brusca frenata. A titolo di paragone è utile sapere che tra i secondi trimestri del 2014 e del 2015 è aumentato del 60%. La raccolta pubblicitaria è salita del 18% e le perdite di questo trimestre sono state di 107 milioni di dollari (contro i 137 milioni del 2015) e, unico dato positivo, il numero degli utenti attivi mensili ha toccato quota 313 milioni, in aumento del 3%. Un dato fragile ma che corrisponde a un’iniezione di fiducia, per quanto timida, e lascia intendere che gli sforzi fatti possono essere paganti sul lungo termine. Tuttavia la pazienza non è una delle doti più diffuse tra gli azionisti e, con ogni probabilità, Dorsey pagherà per tutti. Da quando ha preso in mano il timone di Twitter non si è mai respirata quell’aria di novità che un Ceo, per definizione, deve portare con sé. Costi pubblicitari troppo alti e confusione sulle potenzialità del media sono due ostacoli difficili da superare.
Giuditta Mosca, Wired