Prima era un teatro, il Teatro Lamarmora, poi nel 1956 è diventato un cinema, il Cinema America, su progetto di Angelo Di Castro e la direzione dei lavori affidata a Francesco Serventi. Ma nel 1999 il cinema venne chiuso per far posto a dei nuovi appartamenti, che non sono mai stati costruiti. Finalmente un gruppo di giovani e giovanissimi, dopo anni di completo abbandono, nel 2012 lo ha risollevato ed è ridiventato un cinema, con una caratterista specifica: un cinema occupato.
“Era uno di quei tanti spazi abbandonati di Roma, che un collettivo di studenti universitari e liceali, di attivisti delle reti sociali e delle associazioni civiche ha voluto occupare” dice Giulia che all’epoca aveva quattordici anni. “Avevamo la necessità di incontrarci in uno spazio di aggregazione dove fare cultura. I trasteverini hanno risposto all’appello: “Roma lo rivendica: riapriamolo insieme”. L’occupazione è durata un anno e nove mesi: “l’apporto dei residenti è stato fondamentale: ci portavano da mangiare, ci portavano le coperte, ci consigliavano. Sono stati come dei genitori per noi”. E poi anche fondamentale è stato il contributo di persone del mondo del cinema e dello spettacolo, “attori, registi che passavano davanti ed entravano a stimolarci”. “Il ricordo più caro è quello del Maestro Scola. È venuto varie volte e ci è stato vicino, ci ha dato la spinta. Ma ci è stato vicino in un modo diverso dagli altri, apparteneva a un’altra generazione, aveva una maniera differente di affrontare i problemi. Se era lui a dirci una cosa non potevamo pensare che non fosse giusta”. Gli hanno dedicato varie serate, nell’arena in piazza San Cosimato: ad aprire la stagione del “Festival Trastevere Rione del Cinema” è stato il suo capolavoro “C’eravamo tanto amati” con ospiti d’eccezione come Stefania Sandrelli e Paolo Virzì. E nelle serate successive non sono mancati personaggi come Roberto Benigni, o i registi Dario Argento e Paolo Sorrentino. Ognuno non solo presentava il suo film- “Non ci resta che piangere”, “Profondo rosso”, “La grande bellezza” – ma portava il suo appoggio a questi giovani appassionati e intraprendenti che hanno dato una nuova luce e una nuova vita a un cinema e a un quartiere, fra i più belli di Roma, che è diventato un polo di accoglienza per quanti vengono da tutta la capitale. Quest’anno nella programmazione sessanta film tra cui capolavori sia del cinema italiano sia estero. Tutti i fondi li hanno ricavati dal pubblico stesso che ha dato una offerta libera e dagli sponsor delle attività commerciali della piazza.
La cosa che più colpisce è che loro, i giovani del Cinema America, non sapevano nulla di cinema: “ne abbiamo cominciato a capire adesso. Il nostro interesse era aprire uno spazio e fare cultura. Questo era un cinema, ma avevamo una sala e ci siamo detti, perché non utilizzarla? Adesso ci affidiamo anche ad esperti di cinema e a studenti del Dams, il cui contributo è stato fondamentale” e diverse sono state le rassegne e le retrospettive. “La programmazione è aperta a tutti i tipi di spettatori, ma lo schermo in piazza deve essere un catalizzatore di pubblico soprattutto, ecco perché abbiamo proiettato anche la partita Italia Germania ”.
Per riuscire a raggiungere tutto questo hanno dovuto studiare, chiedere autorizzazioni per ogni permesso, fare dei regolari progetti “è un mettersi alla prova, imparare ogni giorno. E poi l’aiuto dei nostri genitori è stato indispensabile: i nostri consiglieri in tutto e per tutto”.
Sono riusciti per il momento a salvare il Cinema America facendo porre due vincoli dal Ministero dei beni culturali, che riguardano la destinazione d’uso e l’aspetto architettonico che è unico e particolare, con le opere di artisti come i mosaici della Cesarini Sforza e di Pietro Cascella che vanno salvaguardate. C’è una causa in corso perché chi ha la proprietà del Cinema vuole far togliere i vincoli. Aspettano quindi la decisione del Consiglio di Stato: “Noi siamo fiduciosi perché abbiamo dimostrato che in un anno e nove mesi siamo riusciti a creare un legame in questo quartiere che è indissolubile, le persone vengono qui da tutta Roma. Abbiamo vinto anche il bando per la gestione della sala Troisi, altro spazio abbandonato e ci trasferiremo lì appena possibile”. Il loro obbiettivo è comunque riaprire il Cinema America a tutti gli effetti. “E vorremmo fosse tutto così, siamo riusciti a riempire tutto. C’è carenza di spazi in cui il pubblico si possa raccogliere. Andando a coinvolgere i vari tipi di pubblico le sale si riempiono e le persone sono felici perché hanno dei luoghi dove incontrarsi”.
Ora è arrivato il nuovo assessore alla cultura e ci parleranno sicuramente: “Siamo aperti al dialogo anche con la politica, ma se non dovesse esserci dialogo, abbiamo la nostra strada da seguire e deve continuare ad essere quella.”
Oltre a salvare un Cinema, oltre a rivitalizzare il quartiere, questi giovani e giovanissimi hanno fatto molto di più, hanno dato un senso alla loro vita. Una maniera di crescere insieme, culturalmente e pieni di passione, e la hanno anche trasmessa. Perché innescare stimoli culturali, invogliare a venire in piazza a vedere un film sul grande schermo, anche un film in bianco e nero, significa infondere una passione, anche a chi di cinema è digiuno. Ed è bellissimo far riavvicinare il pubblico alla settima arte, e fargli riscoprire un senso di vita.
Stefania Miccolis