GERARDO SACCO Conversazione con FRANCESCO KOSTNER
Il mio lungo viaggio tra arte e vita
Francesco Kostner ci consegna la biografia (Rubbettino editore) di uno dei più celebri e amati maestri orafi nel mondo. Gerardo Sacco è un fiore all’occhiello del made in Italy, un simbolo di forza, umiltà, fede e amore, motivo di orgoglio per la regione da cui proviene, la Calabria, terra ricchissima di storia e arte, e per tutta l’Italia.
L’avventura di Sacco è segnata da circostanze infelici e fortuite al tempo stesso. Inizia a Crotone negli anni ’40 quando la famiglia, di umili condizioni, è costretta a far sì che Sacco lasci la scuola per andare a lavorare presso uno zio barbiere, il quale a sua volta lo consegnerà ad un cliente orafo come ragazzo tuttofare. In quest’ambiente il genio e l’incredibile spirito creativo si manifestano in modo innegabile: una collana di cuticchie, ciottoli levigati dal mare, opera prima di un giovane cha a 22 anni sa già come onorare il dono che Dio gli ha dato in custodia e soprattutto attraverso quali mezzi. Così lo splendore antico impresso nell’anima della Calabria diventa la fonte principale di ispirazione a cui Sacco attinge a piene mani per le sue creazioni. Un’originalità, infatti, non nel contenuto, ma nella forma. Il suo talento è un dono preso in custodia, per l’appunto, proprio perché lui possa restituirci, attraverso l’abilità del lavoro delle sue mani, la stessa grandezza intramontabile della terra in cui è nato. Grandezza fatta di tradizioni, storia, bellezza, lealtà, valori sinceri.
Insieme a non pochi dolori personali, la vita gli ha regalato la fama mondiale, la stima e la riconoscenza delle più grandi firme del cinema e del teatro, basti ricordare l’amicizia con Liz Taylor, Alberto Sordi, Robert De Niro e con Franco Zeffirelli che un giorno gli disse: “in scena utilizzeremo le opere di questo pazzo”, sancendo così il legame di reciproco affetto che li unisce ancora oggi. Le sue collezioni sono esposte in tutto il mondo e non ha mancato di rappresentare le bellezze del nostro paese nei numerosi viaggi da ambasciatore dell’arte italiana, dall’Argentina al Giappone.
La città di Pitagora, che a Crotone fonda la sua scuola nel 530 a.C., la Madonna della Montagna di Polsi, il Drago di Caulonia (colonia della Magna Grecia), le pinakas (collocabili tra il 490-460 a.C.), la Cattedrale di Stilo, Palmi, l’Ulivarella, San Francesco di Paola danno vita e rivivono nelle creazioni di Sacco. Questo è per lui lo scopo reale del suo lavoro.
Significative le parole che rivolgerà ai ragazzi dell’Istituto di Palmi: “Vi consiglio di non trascurare mai la vostra realtà. Ciò che vi appartiene. Di osservare in modo non scontato il mondo in cui vivete. Consiste in questa diversa impostazione il modo giusto di guardare a ciò che solo apparentemente è privo di valore, mentre ci ricorda chi siamo e dunque, le nostre radici”.
La vita di Gerardo Sacco è stata un’avventura. Tra le numerose difficoltà che ne hanno caratterizzato il percorso sin dall’inizio all’incrollabile fede che lo regge nella sua visione della vita, della fatica, del dolore e della gioia. Fede non solo religiosa, ma nei valori della lealtà, dell’impegno, della passione, della famiglia. Un po’ come Ulisse, gira per il mondo, portando sempre la sua Penelope nel cuore, la sua Calabria, la sua famiglia. Consapevole di non essere Nessuno: “non sono un eroe, ma un cittadino di una patria meravigliosa che mi piace onorare con il mio lavoro”.
A Gerardo Sacco auguriamo di proseguire sulla via di successi umani e professionali che offrono al nostro bello e martoriato sud una soluzione di rinascita, e la rappresentazione della più manchevole delle virtù ai nostri giorni: l’onestà. Ma soprattutto consigliamo di insistere, nonostante gli ostacoli, nei progetti di creazione di impiego e formazione per i giovani in Calabria e non solo, perché è giusto e doveroso che chi ha i mezzi e le risorse necessarie senta in cuor suo il bisogno e il dovere di estendere la propria fortuna agli altri, a chi ha perso la speranza, a chi rischia di venire fagocitato dalla piaga della criminalità, a chi desolato abbandana la propria casa verso orizzonti migliori.
A cura di Serena Tambone